Torna una tendenza in voga il secolo scorso, puntare tutto sul colore del mare. Con un’importante differenza, oggi si usano solo ingredienti naturali in grado di dare la giusta tonalità senza rischi per la salute
Se c’è qualcosa che non manca a nessuno, nel periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, sono certe alchimie gastronomiche di dubbio gusto: risotto alle fragole e champagne, ad esempio, oppure le penne alla vodka o variopinti cocktail rigorosamente a base vodka. Soprattutto, sono stati gli anni del (finto) blu. Le tonalità tra l’azzurro e il celeste hanno dominato il settore dei dolci, i gelati color puffo, colorante sintetico, e dei drink arricchiti con il Blue Curaçao.
Un decennio che verrà ricordato per il trionfo di sfumature di questo colore, erano gli anni dell’Angelo Azzurro e del Blue Lagoon, veri e propri emblemi di un periodo storico in cui bere cocktail voleva dire ricercare a tutti i costi l’effetto wow. Per ottenere questi drink supercolorati, all’epoca non si lesinava nell’uso di coloranti artificiali, impensabile oggi, con l’attenzione alla salubrità valore imprescindibile. L’alternarsi ciclico delle mode ha riportato in auge questo colore, ma con una profonda differenza: niente più variazioni su tema dell’E131, bensì materie prime in grado di dare agli alimenti una colorazione totalmente naturale. L’invasione del blu, stavolta, è sana. Non a caso il colore è stato celebrato anche dall’ultima edizione della Florence Cocktail Week.
“Sono sempre di più”, conferma l’esperto di mixology Federico Bellanca, “le aziende che realizzano prodotti naturalmente blu, e per farlo non ricorrono alla chimica ma alla scienza. A farla da padroni ingredienti come l’alga spirulina o il Butterfly Pea, una pianta che non solo tinge di blu i cocktail con la giusta dose di acidità, ma che appare viola se non miscelata”. I migliori cocktail dell’estate in blu? Da provare il ‘Sesì’ del celebrato bartender-liquorista Oscar Quagliarini fino ad arrivare al pluripremiato produttore livornese Fabio Elettrico, con il suo liquore ‘Amarea’, ottenuto con acqua di mare, mentre sul fronte dei gin il Butterfly Pea è alla base del ‘Nimium’ di Gin Agricolo, creato da Franco Cavallero, mentre il fiore Clitoria Ternatea dà nuance azzurre allo ‘Sharish Blue Magic’.
Infine, tra i bar che stanno riportando le insegne del blu in miscelazione con prodotti homemade c’è il Cinquanta Spirito Italiano, in Campania, che ne ha fatto un autentico marchio di fabbrica. Non solo spirit, comunque. Per i gelati, la maestra fiorentina Cinzia Otri ha realizzato un gusto blu utilizzando la lavanda che cresce nel suo giardino. E alle tonalità azzurre si è adeguato il mondo del burger, con i panini azzurri, il merito va all’alga spirulina, lanciati dalla catena di street food ‘Flower Burger’, in cui gli ingredienti (burger di funghi, carote, cavolo rosso marinato, guacamole e maionese al tartufo) sono racchiusi tra due fette di pane colore del cielo.
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