Il 2022 sarà l’ultimo anno del V12. Una parte importante della storia della Lamborghini, grazie al grande successo della Miura.
Negli ultimi anni le case automobilistiche sono state protagoniste di grandi cambiamenti, seppur in tempi ridotti, che hanno coinvolto anche la produzione di supercar.
Le normative ambientali sempre più stringenti e l’avvento dell’elettrico hanno spinto i brand a rivedere i loro piani industriali, decidendo per il progressivo abbandono dei grandi motori termici in virtù di powertrain ibridi o, addirittura, di unità completamente elettriche.
Anche la Lamborghini, parte del gruppo Volkswagen, ha abbracciato la transizione energetica, annunciando che il 2022 sarà l’ultimo anno del V12. Motore che sarà omaggiato con l’Aventador Ultimae, supercar che dal 2023 in avanti lascerà il posto ai modelli ibridi del Toro.
La storia del V12 e Lamborghini Miura
Quello di V12 e Lamborghini è un legame sanguigno, quasi indissolubile. Era il 1966, quando Lamborghini decise di montare il V12 in posizione trasversale in una delle auto più belle in assoluto, nonché la progenitrice delle moderne supercar: la P400 Miura.
La vettura entrò così di diritto tra le sportive più valide di tutta la produzione automobilistica italiana, stabilendo nuovi riferimenti in termini di estetica e prestazioni. Ferruccio Lamborghini, dopo aver fondato l’azienda automobilistica nel 1963 e aver avviato la produzione in serie della 350 GT, apprezzata granturismo, sognava di realizzare un’auto sconvolgente in grado di lasciare tutti senza fiato.
La nascita di Lamborghini Miura
Lo sviluppo della Miura inizia nel 1965, quando Giampaolo Dallara e Paolo Stanzani, ingegneri all’epoca responsabili della produzione di Automobili Lamborghini, realizzano un sofisticato telaio in lamiera denominato TP400, con il medesimo motore della 400 GT montato dietro i sedili in posizione trasversale. Bertone rimane molto colpito dal sofisticato progetto e così propone a Ferruccio Lamborghini di disegnare la carrozzeria.
Le forme della Miura nascono in pochi mesi e il nome della vettura si rifà a un celebre allevatore di tori. L’esordio è datato 1966. Il 12 cilindri a V di 60°, 4 litri, con 4 carburatori Weber 40 IDL 3L, ne ha decretato il successo. Con la sua potenza massima tra le varie versioni “P400 – P400S – P400SV”, rispettivamente di 350, 370 e 385 Cv.
In virtù della fama commerciale della Miura, Lamborghini fu costretta ad aumentare la produzione, passando dai 50 esemplari previsti in tre anni, a una produzione complessiva di 763 auto in 7 anni, realizzate tra il ’66 e il ’73.
Il contributo di Paolo Stanzani
L’ingegner Paolo Stanzani è stato uno degli artefici della Miura, rendendo possibile l’utilizzo del motore V12 progettato dall’Ing. Giotto Bizzarrini e occupandosi poi dello sviluppo di tutte le raffinate soluzione tecniche. Il suo ruolo in Lamborghini ha spaziato dal direttore tecnico al direttore di produzione, fino a direttore generale. Decisamente importanti anche i suoi contributi per la realizzazione della Countach, dell’Espada e della Urraco.
La Lamborghini Miura e il mondo patinato
Le forme sexy della Miura hanno fatto breccia nel cuore del mondo del cinema, oltre che su quello delle celebrità dello spettacolo. Sono 43 le pellicole che la vedono protagonista. Tra tutte, la più celebre è “The Italian Job” del 1969, dove la P400 Miura, guidata da Rossano Brazzi sulle note di Matt Monro “On days like these”, occupa tutta la sequenza iniziale lunga 3 minuti.
Little Tony e Rod Stewart, sono solo alcuni dei personaggi del mondo dello spettacolo che hanno posseduto più di una Miura. Eddie Van Hallen ha guidato la sua per oltre 30 anni e Jay Kay dei Jamiroquai la possiede tutt’oggi.
Tra gli altri proprietari di Lamborghini Miura degni di nota, ci sono l’attore Peter Sellers, la modella Twiggy, Elton John, il jazzista Miles Davis, il pilota Jean-Pierre Beltoise e lo Shah di Persia, proprietario di vari esemplari, tra cui una delle sole quattro SVJ prodotte.
Immagini courtesy Lamborghini
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