Shine porta a Firenze le opere luccicanti dell’artista americano, il più quotato al mondo. In mostra fino al 30 gennaio
articolo tratto dal numero di novembre di Robb Report Italia
Anche chi frequenta poco l’arte sa chi è “quello dei palloncini delle feste a forma di animaletto“. O almeno lo ricorda come ex marito della pornostar Cicciolina. Jeff Koons è probabilmente l’artista più influente dai tempi di Andy Warhol. Di certo è il più pagato tra i viventi, un primato che ha conquistato ben due volte: la prima con Balloon Dog, venduto nel 2013 per 58 milioni di dollari; la seconda nel 2019 con Rabbit, il coniglietto argento battuto in un’asta di Christie’s a New York per 91 milioni di dollari (record tuttora imbattuto).
Irriverente e controverso. Ironico e kitsch. Popolare e Pop. Nel corso della sua carriera ha sperimentato nuovi linguaggi, ha saputo unire la cultura alta con quella di massa, ha aperto la strada a nuovi approcci al ready-made (celebre la serie delle aspirapolveri Hoover che ha messo sotto una teca dl plexiglass all’inizio degli anni Ottanta), ha messo in scena le sue performance sessuali con la moglie Ilona Staller nella serie Made in Heaven, presentata con un certo scalpore alla Biennale di Venezia del 1990.
Ha rivoluzionato il sistema dell’arte internazionale e conquistato il mercato globale. Una selezione delle sue opere più celebri è ora in mostra a Firenze, a Palazzo Strozzi. E ci resterò fino al 30 gennaio 2022. Curata e sviluppata in stretto dialogo con l’artista, la rassegna ospita prestiti provenienti dalle più importanti collezioni e dai maggiori musei internazionali.
Nel titolo della mostra, Shine (Lucentezza), c’è anche l’originale chiave di lettura dell’arte di Jeff Koons proposta dai curatori Arturo Galansino e Joachim Pissarro. Una lucentezza che diventa un gioco di ambiguità, tra splendore e bagliore, essere e apparire. Le sculture e le installazioni di Koons mettono, infatti, lo spettatore davanti a uno specchio in cui riflettersi e lo collocano al centro dell’ambiente che lo circonda.
Vogliono mettere in discussione il rapporto con la realtà ma anche il concetto stesso di opera d’arte. Come dice lo stesso Koons: “Il lavoro dell’artista consiste in un gesto con l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. E’ qui che avviene l’arte”.
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