Classe ‘52, altoatesino di nascita, milanese d’adozione, Matteo Thun il design ce l’ha scolpito nel Dna.
Matteo Thun è il primogenito di Lene e Otmar von Thun und Hohenstein, i fondatori della Thun Spa (oggi guidata dal fratello Peter), azienda famosa soprattutto per gli angioletti e gli animaletti in ceramica decorativi. Si è formato all’Internationale Sommerakademie di Salisburgo con Oskar Kokoschka ed Emilio Vedova per poi laurearsi in Architettura all’Università di Firenze.
Nel 1978 si è trasferito a Milano dove ha conosciuto Ettore Sottsass, con il quale ha fondato il gruppo Memphis e la Sottsass Associati. E dove poi ha aperto il suo studio di architettura e design. Matteo Thun & Partners oggi vanta un team internazionale di 70 tra architetti, interior designer, product designer e grafici, opera in tutto il mondo su una scala che va dal micro al macro, con focus su progetti altamente complessi. Soprattutto nel settore hospitality, con particolare attenzione alla progettazione di hotel e residenze di lusso, personalizzati e chiavi in mano.
Nella sua carriera Thun ha disegnato di tutto, dagli orologi per Swatch ai negozi Missoni a Milano, Roma e New York, dagli showroom Porsche a Berlino, Monaco e Amburgo all’headquarter di Hugo Boss a Coldrerio. Dal Virgilius Mountain Resort a Merano agli interni della nuovissima serie Seadeck di motoryacht ibridi di Azimut ideata e sviluppata con il socio Antonio Rodriguez.
The Answer con Matteo Thun
Fa ancora qualcosa che non sia digitale? Certo: dipingo, disegno e lavoro con gli acquerelli.
Quali app usa più spesso? Instagram. E il meteo.
Il capo del suo guardaroba che indossa più volentieri. I miei mocassini Belgian.
Dove acquista i suoi abiti? Da Loro Piana e Rubinacci a Milano.
Come descriverebbe il suo look? Classico.
Chi è il suo guru? Leonardo da Vinci.
Dove e come si rilassa? Nella natura, soprattutto camminando tra le montagne, non importa dove!
Quale canzone ha in testa in questo periodo? La Stravaganza di Vivaldi.
Un’esperienza recente mai fatta prima. Esplorare il Nilo in Egitto.
Qualcosa che si pente di non avere acquistato? Una proprietà meravigliosa nell’Engadina una quindicina di anni fa.
L’ultima aggiunta alla sua collezione? Vasi.
Chi è il suo rivenditore preferito e cosa acquista? Il negozio Piedàterre a Venezia dove comprare le tipiche scarpe in velluto veneziane, le Furlane
Il piatto migliore che sa cucinare? Molto semplice: pasta al pomodoro.
Che routine segue per tenersi in forma? E quanto spesso? Pilates tutte le mattine.
L’ultima volta che è stato completamente disconnesso. Alla clinica di digiuno Buchinger Wilhelmi a Überlingen (Germania).
La prima cosa che fa appena sveglio. Acqua calda con il succo di un limone fresco.
Cosa desidera di più a fine giornata. Tè alle erbe rilassanti.
Se potesse imparare un nuovo talento… Suonare uno strumento musicale e ballare.
Quanto si fida del suo istinto? “As far as it gets” (finché funziona, ndr).
I ristoranti del cuore a Milano, Londra, New York… La Latteria San Marco a Milano.
Luoghi e passioni
Il suo hotel preferito? The Ritz a Parigi e The Connaught a Londra.
Il suo cocktail preferito? Gin tonic.
Che cosa non può mancare nel suo bagaglio a mano? Lo zaino.
L’auto alla quale è più affezionato? La mia bici.
Il posto che sceglie sempre in aereo. Davanti vicino al finestrino.
Ultimo libro letto e il disco preferito. La questione della cosa M. Heidegger e i classici cantautori italiani degli anni ‘70.
Per cosa vale davvero la pena pagare? Cibo fresco e sano.
Se potesse essere in qualsiasi parte del mondo in questo momento, dove vorrebbe essere? In Patagonia.
Chi ammira di più e perché? Mia moglie Susanne, per tutto!
Il quartiere preferito della sua città preferita? Brera a Milano.
L’ultimo spettacolo dal vivo al quale ha assistito. Un concerto per pianoforte di Mozart alla Fenice di Venezia.
Dylan o Bowie? Vivaldi!
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