Nella culla di leggende del Valdarno di Sopra, dove da trentaquattro anni la Tenuta Sette Ponti produce le sue eccellenti espressioni di Sangiovese e Supertuscan, nasce un’etichetta che rende omaggio ai grandi Merlot vinificati in purezza. Si chiama Sette ed è realizzata con vigne biologiche.
Da Valdarno di Sopra, nei secoli, sono passati scrittori, mercanti e artisti del calibro di Giotto, Michelangelo e Dante Alighieri, fino ad arrivare a San Francesco. Leonardo da Vinci, nella Gioconda, ha perfino immortalato le Balze del Valdarno e Ponte Buriano, a pochi passi dalla Tenuta Sette Ponti.
La storia di Tenuta Sette Ponti
Nata nel 1999 tra Firenze e Arezzo la tenuta, il cui nome è legato ai sette attraversamenti costruiti nella zona dell’Arno, deriva dall’acquisto di 55 ettari vitati a Sangiovese da parte di Alberto Moretti Cruseri nel 1951. Terreni dai quali si sono conferite le uve ai vicini fino a quando il figlio Antonio ha preso in mano l’attività, iniziando a produrre il proprio vino. Come la cuvée Crognolo del 1998, fine espressione di Sangiovese. Oppure Vigna dell’Impero, vino che prende il nome dal più antico vigneto della Tenuta Sette Ponti, datato 1935. L’introduzione di Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot ha poi espanso la produzione verso la categoria dei Supertuscan come Oreno.
Sviluppo sostenibile
Oggi gli sforzi di Alberto e Amedeo, terza generazione della famiglia Moretti Cruseri, sono legati allo sviluppo sostenibile e biologico della tenuta, per garantire la massima longevità, mantenendo i terreni ricchi delle sostanze nutritive che alimentano le viti.
Un lavoro di valorizzazione che culmina con Sette, inedito omaggio all’arte enoica che racchiude nella sua bottiglia i frutti di sette diverse vigne di Merlot situate nella Tenuta Sette Ponti, mappate sul retro dell’etichetta e scelte per le caratteristiche peculiari della singola annata. Morbido, avvolgente e strutturato al palato, Sette conquista al primo sorso con il suo tannino definito e vellutato. Ha un ottimo equilibrio di acidità, note di more e mirtilli e i sentori tostati di caffè e cioccolato, accentuati dal passaggio in legno.
L’affinamento e le peculiarità dell’area di produzione donano a questo vino una freschezza unica, rendendolo elegante e più snello rispetto ai canonici Merlot. Non per niente, il suo nome ricorda il numero che più di tutti simboleggia perseveranza, completezza e perfezione. Tutte doti racchiuse in questa nobile espressione di Supertuscan.
Articolo tratto da numero invernale di Robb Report
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