Dove una volta sorgeva il collegio più antico di Roma, lo studio di architettura di Luca Guadagnino ha firmato il design del suo primo hotel. In una continua sovrapposizione tra passato e presente.
Da un lato c’è il colore – onnipresente, declinato in tonalità pastello oppure decise, quasi squarci di luce che destano l’attenzione – dall’altro invece la passione per i materiali e le lavorazioni che provengono dal passato, lente e sagge. I progetti di studiolucaguadagnino, fondato da Luca Guadagnino nel 2017, sembrano sgorgare dal bisogno di dare forma a mondi immaginari, dove l’architettura degli interni diventa scenografia dell’anima.
Hotel Palazzo Talìa, la tela di Luca Guadagnino
Protagonisti sono i sensi, come suggerisce il nuovo Hotel Palazzo Talìa di Roma, abitazione cinquecentesca diventata poi sede del Collegio Nazareno, oggi trasformata in prezioso cinque stelle con 26 stanze tra camere e suite. Qui, lo studio ha ideato gli interni secondo un attento gioco di cromatismi, dal ristorante al bar fino all’imponente moquette. I mobili, quasi tutti progettati dallo studio, rivelano la passione per la sartorialità e la maestria artigiana. Letti a baldacchino, scrittoi, poltrone in velluto e arazzi dialogano con gli antichi marmi e le statue del Collegio, in una continua sovrapposizione tra passato e presente.
La stessa filosofia decorativa ha animato anche l’ultima edizione di Homo Faber, esposizione biennale dedicata all’artigianato artistico andata in scena presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia lo scorso settembre. Attingendo dalla fascinazione per le maestranze artigiane, il regista ha curato la direzione artistica insieme all’architetto milanese Nicolò Rosmarini.
The Journey of Life, il viaggio del regista dalla pellicola al design
Da questo sodalizio è nato un viaggio onirico attraverso gli 800 oggetti in mostra realizzati da oltre 400 artigiani, dove il tema dell’edizione di quest’anno – The Journey of Life – è stato interpretato attraverso un percorso fatto di passerelle colorate, elementi decorativi fiabeschi, specchi e pareti di tessuto plissettato. “Il mio lavoro è raccontare una storia partendo dalle coordinate che mi vengono date”, ha spiegato il regista. “Il design è solo uno dei tanti mezzi per farlo”.
Articolo tratto dal numero invernale di Robb Report Italia
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