Nel labirinto mutevole del gusto contemporaneo, dove i confini tra arte e intrattenimento si fanno sempre più labili, il lusso non è più una questione di possesso, ma di narrazione.
Roberto Nicolucci, trentunenne professore di storia dell’arte moderna all’Università Guglielmo Marconi, storico e critico d’arte, fondatore della casa editrice Roberto Nicolucci Editore, sponsor e promotore di restauri, indaga le nuove geografie del desiderio con la grazia di chi frequenta tanto i palazzi della cultura quanto quelli dell’impresa. Tra Roma e Napoli, le sue due città, Nicolucci osserva con lucidità e partecipazione le trasformazioni in atto.
Una banana da sei milioni
Alla domanda su quale opera racconti meglio il nostro tempo, il professore non ha dubbi: “Comedian di Maurizio Cattelan, la banana attaccata con lo scotch a una parete, è l’icona perfetta. È stata battuta all’asta per sei milioni di euro: quanto un Renoir, uno yacht o un attico a Manhattan. L’ha acquistata Justin Sun, fondatore della piattaforma di criptovalute Tron, che poi l’ha mangiata. Non si può mangiare un Caravaggio. Ma questa banana non rimanda ad altro che a se stessa. Eppure, ha generato un indotto che ha ripagato ampiamente il prezzo”.
Più che l’oggetto, è il discorso che lo circonda a farne il valore. “Oggi l’arte è soprattutto questo: non tanto l’opera, ma ciò che si dice sull’opera. Se non è fiuto imprenditoriale questo”, aggiunge Nicolucci.
Il gusto del tempo reale secondo Roberto Nicolucci
Nel mondo iperveloce in cui tutto si consuma in un clic, l’arte e il lusso sembrano rallentare. Ma non si tratta di una resistenza, quanto di una trasformazione. “È la sola domanda possibile oggi: cosa accade al gusto, al senso dell’eccellenza, in un mondo che si muove a ritmi digitali? Anche la fruizione dell’arte, che un tempo era un rito in presenza, si è spostata online. E non parlo solo di immagini, ma anche di esperienze: le aste, i cataloghi, perfino le mostre si sono trasferite nel mondo digitale”.
Il pubblico si è adattato, ma non senza perdere qualcosa. “L’attenzione che accompagnava la visione di un quadro, la lettura di un libro e l’ascolto di una musica ha lasciato il posto a una delibazione veloce e spezzettata. E se le cose stanno così, sta cambiando anche il modo in cui il pubblico si avvicina ai beni di lusso”.
La nuova geografia dell’eccellenza
Eppure, la pandemia e la sua fine hanno agito da spartiacque. “Dopo il Covid, osservando i cataloghi delle grandi case come Christie’s e Sotheby’s, si è visto crescere l’interesse verso i cosiddetti beni di fascia alta. Orologi, vini, gioielli, auto d’epoca: se sono legati a una storia il loro valore è ancora più grande. La chitarra di Jimi Hendrix, il cappello di Napoleone, un autografo dei Beatles o un pallone firmato da Maradona. Il collezionismo si è fatto storytelling, la rarità non basta più, serve un racconto”.
Però, nota Nicolucci, “non è ancora chiaro se questa tendenza coinvolga anche le arti figurative. Di certo, in Italia abbiamo due eventi di riferimento: la Biennale dell’Antiquariato a Palazzo Corsini e, da settembre, quella di Palazzo Barberini. Occasioni importanti per capire dove stiamo andando”.
Scommettere sul dettaglio, i consigli di Roberto Nicolucci
Parlando di investimenti, Nicolucci ha poi alcuni consigli per i lettori di Robb Report. “Al di là dei nomi irraggiungibili come Caravaggio o Picasso, punterei sulle nature morte del Seicento e del Settecento. Quadri di grande effetto decorativo, piacevoli e capaci di mettere in moto tutti i sensi. Oggi si trovano ancora a prezzi contenuti, ma secondo me cresceranno”.
Lo sguardo si allunga anche sulla modernità. “I giovani prediligono l’arte del Novecento. Consiglio di guardare alla Roma degli anni Sessanta: Schifano, Lo Savio e quella scena vibrante raccontata da Andrea Pomella nel suo libro Vite nell’oro e nel blu. Credo che quel mondo, quell’estetica, sia pronta a tornare in auge”. Nel mondo del lusso, il gusto non è più statico. Cambia, fluttua, si reinventa. E chi lo intercetta, come Roberto Nicolucci, lo sa: “Un’arte non si impara, si vive”.
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