Un whisky in edizione limitata racchiuso da un’opera architettonica che mette in dialogo arte e materia. Il terzo capitolo della Luminary Series di The Dalmore riflette l’incontro tra i maestri del whisky scozzese e la visione progettuale di Foster + Partners.
Quando The Dalmore ha ideato la Luminary Series, l’intento era quello di aprire un confronto tra discipline e creare convergenze tra mondi all’apparenza distanti. Per il 2025, il terzo capitolo di questo percorso chiama in causa l’architetto britannico Ben Dobbin, Senior Partner dello studio Foster + Partners, in un confronto diretto con i whisky maker Richard Paterson Obe e Gregg Glass. Il risultato sono due interpretazioni uniche del single malt scozzese, racchiuse in forme che esplorano i concetti di tensione, equilibrio e creatività condivisa.
Luminary Series, due edizioni per una stessa visione
Il cuore di Luminary Series No.3 è rappresentato da due whisky distinti: The Dalmore Luminary 2025 Edition – The Rare, invecchiato 52 anni, e The Dalmore Luminary No.3 – 2025 Edition – The Collectible, affinato per 17 anni. Se il primo è un’opera d’arte prodotta in due soli esemplari, custodita in una scultura architettonica in bronzo e battuta all’asta da Sotheby’s Hong Kong, il secondo è disponibile in 20.000 bottiglie numerate, con cofanetto ispirato alla stessa scultura.
Il fulcro del progetto non è l’interazione profonda tra linguaggi differenti. La scultura di Dobbin si ispira ai principi della tensegrità architettonica: linee asimmetriche, curve, aste e materiali che sfidano la gravità, disegnando un corpo dinamico in bilico perfetto. Una visione che trova risonanza nella complessità tecnica dei due whisky, frutto di un’elaborazione stratificata di affinamenti in botti rare.
Il Rare: un capolavoro in tensione
Con i suoi 52 anni d’invecchiamento, The Rare è il più longevo mai rilasciato nella storia della distilleria. È stato maturato in botti di American White Oak ex-Bourbon, poi rifinito in un ensemble di botti d’eccezione: Calvados vintage 1980, Colheita Port 1940, Tawny Port, Pedro Ximénez di 40 anni e Châteauneuf-du-Pape. Una successione orchestrata con meticolosa precisione, che dà vita a un profilo aromatico di straordinaria profondità con mele al forno, miele e spezie che si uniscono a cioccolato fondente, scorze d’arancia e sentori di marzapane. Il risultato è un whisky che richiama i principi fondanti dell’architettura organica: composizione, proporzione ed equilibrio.
The Collectible: l’essenza del gesto
Più accessibile ma non meno sofisticato, The Dalmore Luminary No.3 – 2025 Edition si sviluppa attraverso un percorso altrettanto articolato. Dopo l’invecchiamento in botti ex-Bourbon, subisce un affinamento in sette botti diverse: Calvados (1989 e 1999), Sherry Matusalem e Apostoles, Bordeaux rosso, Châteauneuf-du-Pape ed ex-Bourbon. Il suo profilo sensoriale rivela una tessitura gustativa complessa: vaniglia del Madagascar, cannella, mela rossa, cioccolato amaro e tè verde si rincorrono in equilibrio tra freschezza e intensità. Come per la scultura, anche il cofanetto richiama l’idea di un oggetto vivo, ispirato ai movimenti e alle tensioni del design originale di Dobbin.
Il progetto filantropico di The Dalmore
Oltre al valore intrinseco dei due whisky, il progetto ha anche un obiettivo filantropico: l’intero ricavato dell’asta per The Rare è stato devoluto al V&A Dundee, museo scozzese del design con cui The Dalmore ha stretto una partnership a lungo termine. Un gesto che rafforza l’idea di una cultura del whisky capace di generare valore. In questo senso, la Luminary Series rappresenta una piattaforma in cui il whisky incontra il pensiero progettuale, dove l’arte della distillazione dialoga con la forma e il segno. Ed è anche un invito a riconsiderare il tempo come materia da plasmare, ascoltare e custodire.
Immagini courtesy The Dalmore
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