In Franciacorta, la dimora di Valentina Moretti e Francesco Matricardi traduce il paesaggio in materia, luce, ascolto e comunità.
Un’architettura che non si impone sull’ambiente circostante ma che anzi, si lascia attraversare dal tempo, dalla vegetazione e dalle persone: nasce con questa visione, tra i vigneti della Franciacorta, la casa di Valentina Moretti e Francesco Matricardi, coppia fondatrice di Moretti More, impresa benefit che progetta e realizza residenze low impact ispirate all’obiettivo Nzeb (Near Zero Energy Building).
L’architettura etica di Moretti More
“Moretti More è un progetto di vita nato dal desiderio di portare in provincia un’architettura contemporanea, etica e rispettosa, ancorandola al paesaggio e alle relazioni. Ogni nostro progetto è sartoriale, irripetibile, pensato per crescere nel tempo insieme a chi lo abita”, racconta Valentina Moretti. Architetta, imprenditrice e anima sensibile e appassionata, la sua casa, ultimata nel 2017, è il manifesto abitato dei suoi valori e del desiderio di unire pragmaticità e sogno.
Il progetto abitativo di Valentina Moretti tra natura e comunità
Sviluppata su mille metri quadrati distribuiti su tre livelli – un piano seminterrato, un piano terra e una poetica stanza sul tetto – è stata realizzata in soli cinque mesi grazie al sistema costruttivo brevettato Moretti More, un innovativo assemblaggio di legno, acciaio e cemento. L’impianto della casa, sviluppato a pettine, è concepito come se fosse un bosco, dove ogni stanza è un albero, “un luogo dove raccogliersi e ascoltarsi”, mentre gli interspazi tra gli ambienti privati sono luoghi di scambio, di festa e di accoglienza. Un’estensione della comunità. “Tra le stanze si creano zone semi-pubbliche, spazi in cui non c’è paura di sporcare, dove si sta insieme, si fa festa”, prosegue Valentina. Grandi vetrate a tutta altezza rendono permeabili i confini tra interno ed esterno: “Volevamo che la natura entrasse in casa e che il mutare delle stagioni avvenisse davanti ai nostri occhi”.
La casa di Valentina Moretti come organismo vivente
Il tetto, poi, è costituito da un giardino pensile, selvatico, inatteso: “Sopra le camere crescono graminacee, e quest’anno è spuntato perfino un albero. Dormire sotto un tetto vivo significa abitare in sintonia con la fotosintesi, partecipare al ritmo della natura”. I materiali che percorrono la casa – rovere, porfido, pietra, cemento – sono autentici, mai imitativi, scelti per invecchiare con dignità. Come del resto la casa stessa, progettata per adattarsi a nuove vite. “Oggi accoglie la nostra famiglia, ma domani potrebbe ospitare uno studio. Ogni spazio è pensato per cambiare ed evolvere insieme a noi”. Più che una dimora, un organismo vivente che è espressione di un nuovo modo di costruire, vivere, condividere: consapevole.
Articolo tratto dal numero autunnale di Robb Report Italia
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