Dopo un anno di chiusura riapre il museo di Casoria che dieci anni fa aveva fatto discutere il mondo con i roghi di opere per protesta.
Più forte di ogni avversità, capace di suscitare reazioni intense anche attraverso la provocazione, il Cam – Contemporary Art Museum di Casoria – si è sempre distinto come un “fiore nell’asfalto”, capace di emergere dal cemento per mostrare la forza del bello. Fondato nel 2005 dal critico e curatore Antonio Manfredi, il museo è per sua stessa natura un simbolo di resilienza culturale. Già nel 2012 aveva saputo risorgere dalle ceneri – letteralmente – dopo che alcune opere della collezione erano state bruciate dallo stesso museo in un gesto simbolico.
Gli incendi di opere del Cam del 2012
Quell’atto drammatico, messo in scena dagli artisti stessi sotto la guida di Manfredi, era una protesta contro l’indifferenza delle istituzioni italiane verso l’arte contemporanea. Ogni giorno, un’opera veniva sacrificata pubblicamente per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio di “mandare in fumo” il lavoro culturale svolto in un contesto come quello della periferia di Napoli. Il gesto ebbe risonanza internazionale. Suscitando solidarietà da parte di artisti di tutto il mondo, alcuni dei quali donarono e distrussero simbolicamente loro opere per sostenere la causa del Cam.
Grazie a quel clamore, il museo riuscì a proseguire il proprio percorso, diventando un faro per la promozione dell’arte contemporanea in ambienti complessi. Oggi, dopo una chiusura (ovviamente volontaria questa volta) durata oltre un anno, il Cam riapre con spazi rinnovati e una visione ampliata.
La riapertura del ventennale
Proprio in occasione del suo ventesimo anniversario, il museo si presenta con un’area espositiva di 2.000 metri quadrati e una collezione permanente di oltre 2.200 opere provenienti da 92 Paesi. La nuova programmazione multidisciplinare consolida il Cam come punto di riferimento per l’arte contemporanea, sia a livello locale che internazionale.
Il Cam abbraccia da anni tutte le forme di espressione artistica, dalla musica al teatro, dalla letteratura al cinema. Ora, con i suoi nuovi spazi, espande ulteriormente la propria offerta. Tra le novità figurano un’area concerti, il Concept Bar Exit, uno spazio teatrale, una biblioteca d’arte, un’area di co-working, una regia audio-video, un laboratorio di pittura, la Cam Video Box, spazi per presentazioni di opere filmiche e bibliografiche, oltre a una nuova area dedicata alle esposizioni temporanee.
Come specchio della cultura contemporanea e strumento di resistenza, il Cam ha ospitato nel tempo numerose manifestazioni impegnate, affrontando temi come la lotta contro le mafie, le guerre e la valorizzazione di giovani talenti locali.
Le installazioni fisiche e il futuro digitale del Cam
Per l’occasione della riapertura è stata inaugurata nella Cam Factory la personale dell’artista Enzo Cref, Il labirinto di Partenope, curata da Iabo con testo critico di Annalisa Ferraro. Sarà inoltre presentata l’opera site-specific di Piergiuseppe Pesce, I Farfalli. Una suggestiva installazione alta 3 metri realizzata con 300 falli alati, che interpreta in chiave contemporanea un simbolo storico da Pompei a oggi.
Tra le innovazioni spicca inoltre ArteInnova, un progetto di digitalizzazione museale realizzato in collaborazione con Genesis Group. Grazie a questa iniziativa, il museo approda nel metaverso, offrendo esperienze immersive attraverso avatar digitali e interazioni personalizzate con le opere. Gli utenti potranno esplorare virtualmente il Cam, partecipare a eventi e performance live, e accedere a contenuti tramite la nuova Chatbot Cam, che fornirà informazioni dettagliate sulle esposizioni e sui progetti in corso.
Immagini courtesy Cam
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