Nell’anno Giubilare Roma celebra la figura di Caravaggio, artista rivoluzionario del Seicento, con una mostra che vuole essere onnicomprensiva.
Caravaggio è un artista la cui figura rivoluzionaria non cessa di sprigionare un fascino profondo, legato non solo alla sua biografia misteriosa e complessa, ma soprattutto a un’opera di cui gli storici non cessano di individuare elementi profondamente rivoluzionari e innovativi. La sua arte costituisce un patrimonio di capolavori, sparsi in vari musei e istituzioni, sia italiani che internazionali.
Caravaggio 2025, la mostra a Roma

Caravaggio (Michelangelo Merisi), Santa Caterina di Alessandria, 1598-1599c.a., olio su tela; 1733×133 cm, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid (ES), Crediti: © Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid
Un grande sforzo di raccolta e di scelta ragionata di qualità realizza la mostra Caravaggio 2025, a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon che si aprirà il prossimo 7 marzo per chiudere il 6 luglio a Palazzo Barberini a Roma. La mostra vede una sinergia fra diversi attori di prestigio, fra i quali le Gallerie Nazionali di Arte Antica, la Galleria Borghese insieme al supporto della Direzione Generale Musei, Ministero della Cultura e infine al sostegno di Intesa Sanpaolo, main partner. Appare chiaro che questi enti hanno collaborato allo scopo di creare un evento unico in occasione dell’anno Giubilare 2025.
Caravaggio e la critica
Non tutti sanno che Caravaggio ha avuto tante critiche, oltre che fortune. Se nei primi anni del Novecento, il Merisi era uno degli artisti meno considerati dell’arte italiana, poiché valutato come l’ultimo esponente del Rinascimento dall’estetica crociana dominante, si deve a Roberto Longhi e ai suoi numerosi saggi – a partire dalla tesi discussa a Torino nel 1911, e numerosi monografie dedicati ai seguaci della lezione caravaggesca come Mattia Preti (1913), Orazio Borgianni (1914), Battistello Caracciolo (1915) e Gentileschi padre e figlia (1916) – una generale riabilitazione che lo riporta fra i grandi dell’arte moderna.
Roberto Longhi, il primo a raccontare di Caravaggio

Caravaggio (Michelangelo Merisi), Giuditta e Oloferne, 1598-1602, olio su tela; 145×195 cm, Gallerie Nazionali di Arte Antica–Palazzo Barberini,Roma (IT), Crediti: Gallerie Nazionali di Arte Antica,Roma (MiC)-Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte/Enrico Fontolan
Le ricerche del critico presero forma sempre più completa in altri contributi fondamentali, come Quesiti caravaggeschi (1929), e Ultimi studi su Caravaggio e la sua cerchia (1943), che poi culminarono nella famosa mostra del 1951, allestita a Palazzo Reale di Milano intitolata “Caravaggio e i caravaggeschi“. È da quel momento che la sua fortuna esplose, in un clima culturale che da un lato riabilitò il realismo come strumento di costruzione di una visione di realismo morale e dall’altro esplose nel cinema del Neorealismo. Longhi fu quindi il primo a raccontare Caravaggio come pittore autenticamente naturale, comprensibile umano, e infine popolare.
La rivoluzione artistica di Caravaggio

Caravaggio (Michelangelo Merisi), Martirio di Sant’Orsola, 1610, olio su tela; 143×180 cm, Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia–Napoli(IT), Crediti: Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo / foto Luciano Pedicini, Napoli
Su quella pietra miliare della lezione di Longhi, la mostra Caravaggio 2025 offre una nuova e approfondita riflessione sulla rivoluzione artistica e culturale del maestro, esplorando per la prima volta in un contesto così ampio l’innovazione che introdusse nel panorama artistico, religioso e sociale del suo tempo. La mostra persegue poi l’ambizioso obiettivo di raccogliere per la prima volta un grandissimo numero di dipinti autografi e di realizzare un percorso tale da includere alcune opere difficilmente visibili, accanto ad alcune nuove scoperte. Inoltre, nel momento in cui colloca la mostra a Palazzo Barberini, mette al centro la stretta connessione tra l’artista e i suoi mecenati.
Caravaggio 2025: capolavori in mostra

Caravaggio (Michelangelo Merisi), Ecce Homo, 1606-1609, olio su tela; 116×86 cm, Collezione Privata,Madrid (ES), Crediti: Icon Trust
L’assoluta qualità del progetto espositivo è dunque testimoniata dalle opere in esposizione, prestiti da musei ed istituzioni importanti che rientreranno in Italia per la prima volta dopo secoli. Fra queste ricordiamo il Ritratto di Maffeo Barberini recentemente presentato al pubblico a oltre sessant’anni dalla sua riscoperta, l’Ecce Homo, attualmente esposto al Museo del Prado di Madrid, La Santa Caterina del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, capolavoro già nelle collezioni Barberini che tornerà nel palazzo che la ospitava, e Marta e Maddalena del Detroit Institute of Arts, per il quale l’artista ha usato la stessa modella della Giuditta conservata a Palazzo Barberini. Si tratta della prima occasione espositiva per vederli uno accanto all’altro.
Tre dipinti di nuovo insieme
La mostra sarà anche l’occasione per vedere di nuovo insieme i tre dipinti frutto della commissione del banchiere Ottavio Costa, ovvero Giuditta e Oloferne di Palazzo Barberini, il San Giovanni Battista del Nelson-Atkins Museum di Kansas City e il San Francesco in estasi del Wadsworth Atheneum of Art di Hartford, e opere legate alla storia del collezionismo dei Barberini, come i Bari del Kimbell Art Museum di Fort Worth, che torna nel palazzo romano dove fu a lungo conservato. Chiude la selezione l’importante prestito concesso da Intesa Sanpaolo, che è il Martirio di sant’Orsola, ultimo dipinto del Merisi, realizzato poco prima della sua morte.
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