Il classico completo non è mai passato di moda. Al contrario, sta vivendo una ripresa; è il tradizionale accessorio dell’uniforme, la cravatta, a non essere onnipresente come un tempo.
Aziende come Goldman Sachs e JP Morgan Chase, baluardi dell’abbigliamento in giacca e cravatta, hanno eliminato l’obbligo di indossarla già prima dell’inizio della pandemia, e all’ultimo vertice del G7, tutti i leader mondiali sono rimasti senza cravatta, una novità assoluta in quasi 50 anni di vita del forum. E allora: come e quando si dovrebbe allacciare al collo il rettangolo di stoffa, in una società post-cravatta?
“In questo momento è più un accessorio, qualcosa che si vuole davvero indossare”, dice lo stilista Denis Frison, un tempo portatore seriale di cravatte che ora le indossa solo quando l’umore lo richiede. Quando lo fa, Frison predilige i modelli casual in maglia, mentre i suoi clienti chiedono sempre più spesso cravatte realizzate con gli stessi tessuti degli abiti che si fanno fare su misura.
Cravatta, un grande classico
Agyesh Madan, il cui marchio Stòffa è noto soprattutto per le giacche-camicia, tiene ancora in grande considerazione la cravatta. La paragona a un altro accessorio, l’orologio. “Non ci si aspetta necessariamente di indossare un segnatempo”, dice.
A sua volta, il fondatore di P. Johnson, Patrick Johnson, difende lo scopo tradizionale della cravatta: “Riempire il vuoto tra i rever e armonizzare tutti gli elementi di un abito”, spiega, anche se non esclude del tutto di rimanere senza cravatta. “A volte l’abito cade a pezzi senza la cravatta, altre volte no”.
Se si sceglie di indossare un abito e una camicia senza cravatta, Johnson sostiene che il look è migliore se sono in tinta unita. “Oggi vedo molti ragazzi, artisti, creativi, che indossano la cravatta”, dice Chase Winfrey, direttore editoriale di J. Mueser. “Così come la felpa con cappuccio è diventata il simbolo dell’industria tecnologica, la camicia con il colletto aperto e il completo è diventata parte dell’uniforme insipida di Midtown Manhattan. Vuoi non sembrare un banchiere? Metti una cravatta!”.
Shibumi
Le cravatte del brand giapponese, prodotte a Firenze, sono realizzate in seta inglese o italiana e stampate con decine di motivi esclusivi. Il fascino si estende anche alle tinte unite.
J. Mueser
Fatte a mano in un laboratorio a conduzione familiare di Napoli, che si rifornisce di sete stampate dalla zona del lago di Como, sono un complemento perfetto della sartoria napoletana.
Junior’s
Una selezione accurata di cravatte made in Uk, caratterizzata da tutte le note classiche: strisce regimental, foulard e antiche madder. Più casual quelle con maglie a righe.
Drake’s
Se oggi è possibile indossare Drake’s dalla testa ai piedi, per decenni il marchio britannico è stato conosciuto soprattutto per le cravatte. Le sue stampe astratte sono attualissime.
Articolo tratto dal numero invernale di Robb Report
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