Fino al 28 settembre, il percorso espositivo en plein air Design in a Real World invita a scoprire alcuni lavori tra arte e design che nascono dalla sperimentazione materica.
A Villa Marie, dimora storica di Vorno, in provincia di Lucca, è stata da poco inaugurata Design in a Real World, una mostra preziosa, pensata come una poesia visiva, che mette in scena le opere di collectible design realizzate da 14 tra studi, artisti e designer italiani.
Il messaggio etico dietro il Design in a Real World
Ispirata alla visione di Victor Papanek, designer austriaco che negli anni ‘70 fu pioniere di un design responsabile verso l’ambiente e le persone, la mostra nasce con l’idea di invitare a una “tranquilla ribellione contro il rumore del consumismo”. Le opere (tutti pezzi unici che si snodano all’interno dei giardini della villa, nel suo orto e tra gli ulivi) prendono forma da riflessioni sulla materia, sul rapporto con la Terra, e l’impatto delle dinamiche sociali. Qui l’estetica non è né il fine né il cuore del progetto, ma la naturale conseguenza di un pensiero denso e stratificato sul processo produttivo dell’oggetto-arredo.
Jonathan Bocca e la visione territoriale
A curare e promuovere Design in a Real World è Jonathan Bocca, artista e designer lucchese, la cui ricerca – incentrata sulla carta riciclata – dà forma a opere oniriche e visionarie, capaci di nobilitare materiali umili nel contesto del design. “La mostra è una celebrazione del design che si intreccia con l’arte e il territorio”, racconta Bocca. “È un omaggio alla lentezza, agli oggetti che nascono dall’intelligenza delle mani, dal dialogo con la natura. Celebriamo l’unicità del prodotto e del processo”.
Appena ventisettenne, Bocca è tra le voci più interessanti della nuova scena del design italiano. Ha intercettato la mancanza di proposte simili sul territorio e fondato Vestigia, piattaforma che mira a creare connessioni tra design, arte, imprese locali, gallerie e maestranze. “L’idea è creare un network di designer e maker che ‘mettono le mani in pasta’, dando vita a un artigianato 3.0: sperimentale, radicale, profondamente legato ai materiali. Vogliamo valorizzare il territorio, promuovere la Toscana come fucina di una nuova alleanza tra progetto e saper fare, e far capire che questa cultura va custodita”.
I protagonisti della prima edizione
Protagonisti di questa prima edizione – visitabile fino al 28 settembre su appuntamento scrivendo a info@villamarie.it – sono Bunker Gallery con un progetto di Ilaria D’Atri, Cosimo Bonciani, Ccontinua+Mamt, Finemateria, FMMDesign, Pietro Franceschini, Duccio Maria Gambi, Daniele Giannetti, Costantino Gucci, Iammi, Millim Studio, Movimento Gallery e Sara Ricciardi. Tutti autori capaci di intrecciare visione artistica e ricerca materica, creando opere da collezione al confine tra arte e design.
Design for a Real World: le opere in mostra
Palcoscenico delle opere in mostra sono i giardini di Villa Marie, residenza del XVIII secolo riportata all’antico splendore dai proprietari Marleen e Luc Van Marcke, oggi trasformata in tenuta che organizza soggiorni privati. Qui, dall’orto allo stagno, dagli ulivi alle piante di limone, le opere creano contrasti visivi con l’ambiente in cui sono immerse, oppure provano a mimetizzarsi, nascondendosi nella natura.
È il caso di Ilaria d’Atri, fotografa (ma qui in veste di scultrice) rappresentata dalla Bunker Gallery di Firenze, che tra lattughe, bietole e cortecce di ulivi ha installato Vanitas, una serie di fiori, vasi e oggetti che nascono dall’interesse per la connessione tra animali umani e regno vegetale. Oppure dello specchio Lunae dello studio FMM Design, una lastra verticale di vetro incorniciata in ottone massiccio lucidato a specchio, ancorata a una base in marmo Portoro grezzo. Un’installazione che, insieme alla lampada Silva, caratterizzata da forme organiche che evocano il gioco della luce e delle ombre, racconta un approccio lirico alla materia, alchemico.
Opere che narrano la materia nel Design for a Real World
A raccontare il legame con il territorio lucchese è poi l’opera di Jonathan Bocca Labirinto, una delle due installazioni ideate dal designer appositamente per Villa Marie e ispirata al celebre labirinto inciso nel Duomo di Lucca. Realizzata con antichi cerchi di ferro per botti, sul retro dell’installazione emerge un albero interamente composto da scarti di canali in rame, saldati tra loro e lasciati ossidare naturalmente. Un’opera pensata pere essere percorsa ed esplorata con le dita.
Spinti dal desiderio di esplorare la tradizione della lavorazione al tornio, Chiara Pellicano ed Edoardo Giammarioli di Millim Studio hanno presentato adagiata sul prato, tra gli ulivi, la serie di tavolini Metalique realizzati in alluminio. Un materiale altamente riciclabile che qui diventa protagonista di opere che nascono da un processo produttivo lento, di cura. Lo stesso desiderio di cura ed esplorazione della materia anima anche Costantino Gucci: artista e designer che focalizza la sua ricerca su materiali come vetro e specchi, la sua opera Oculus Celestia è un portale sospeso tra cielo e terra, una superficie riflettente che restituisce immagini distorte, increspate come acqua in movimento.
Design in a Real World come metafora della contemporaneità
L’acqua è protagonista anche di Fluid Identity, l’opera specchiante realizzata da Sara Ricciardi e Luca Turelli Studio che vuole raccontare le conseguenze del “tempo liquido” odierno sulla nostra personalità. L’installazione è un volto scomposto che galleggia sulla superficie della piscina: fragile, frammentato, che si compone e scompone a seconda del vento e degli spostamenti dell’acqua. Una metafora della contemporaneità, un Design in a Real World.
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