Nelle sale affrescate sospese sui canali veneziani, all’interno di Ca’ Corner della Regina, la sede lagunare della Fondazione Prada accoglie Diagrams, un progetto ideato da AMO/OMA con Rem Koolhaas.
Diagrams è una mostra che è sineddoche di sé stessa: esposizione di un’indagine sul diagramma come linguaggio universale e alfabeto di segni che attraversa i secoli e le culture, capace di rendere visibili le strutture invisibili del pensiero, di orientare lo sguardo collettivo e, a volte, di piegarlo verso fini persuasivi o politici. Il percorso prende avvio da uno dei momenti fondativi della storia dell’infografica moderna: i grafici realizzati da W\.E.B. Du Bois per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900, che attraverso dati e colori raccontavano le condizioni delle comunità afroamericane negli Stati Uniti. Quei pannelli, pensati come strumento di emancipazione e di attivismo, mostrano già l’ambivalenza del diagramma: oggettivo nella forma, politico nella sostanza.
Genealogie e casi esemplari di Diagrams
Accanto a Du Bois, la mostra convoca figure come Florence Nightingale, che trasformò i dati sanitari in un’arma di riforma grazie ai suoi celebri grafici a “rosa”, o Charles Joseph Minard, la cui rappresentazione della campagna napoleonica in Russia resta una pietra miliare della storia della visualizzazione dei conflitti. Non manca Emma Willard, pioniera della didattica visiva, né Alexander von Humboldt, che nei suoi diagrammi naturalistici anticipò la moderna coscienza ecologica. Queste genealogie vanno oltre i confini dell’Occidente: i diagrammi religiosi e astronomici delle culture arabe, asiatiche e mesoamericane trovano spazio accanto alle tavole scientifiche europee, restituendo la dimensione interculturale di una pratica che fin dalle origini ha funzionato come strumento di potere e come grammatica condivisa.
Diagrams: dal progetto di OMA al presente digitale
L’allestimento di AMO/OMA, costruito come un vero e proprio meta-diagramma, mostra la mostra stessa come processo di ricerca e dispositivo visivo. Le vetrine parallele del primo piano raccolgono le nove aree tematiche, mentre le stanze laterali sviluppano focus monografici, dal tema della salute alle nuove forme di propaganda. L’ingresso al percorso è pensato come soglia esplicativa, che svela metodi e criteri, rendendo trasparente la macchina curatoriale.
Al centro di Diagrams c’è anche la pratica progettuale di Koolhaas: fin dagli anni Settanta, i diagrammi sono stati strumenti operativi per tradurre idee complesse in architettura, prove materiali che rendevano visibile l’ipotesi progettuale. Oggi, in un’epoca di big data e dashboard digitali, il diagramma si moltiplica come mai prima. La mostra, e il volume illustrato curato da Irma Boom che la accompagna, cercano di interrogare questa proliferazione: dietro la promessa di chiarezza si nasconde la possibilità di manipolazione, dietro la neutralità apparente l’esercizio di potere.
Il significato della mostra
In questo senso, Diagrams appare come un archivio temporaneo in cui immagini antiche e contemporanee si riflettono a vicenda. È una riflessione sull’illusione di trasparenza dei dati, sul confine fragile tra informazione e propaganda, sulla capacità dei segni di plasmare il nostro modo di pensare. In un’epoca in cui l’infografica sembra dominare la sfera pubblica, Venezia diventa il luogo in cui questo linguaggio, invisibile ma onnipresente, si rende visibile nella sua ambivalenza.
Immagini courtesy Fondazione Prada
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