Come i diamanti grezzi sono diventati l’ultimo status symbol. E perché le maison di alta gioielleria devono attrezzarsi per alzare l’asticella di un acquisto prestigioso.
articolo di Paige Reddinger
Nell’estate del 2020 una cliente asiatica si rivolse a De Beers con una richiesta così dettagliata e particolare che anche un’azienda abituata a soddisfare i desideri di una clientela ultra esigente avrebbe potuto rimanere perplessa.
“Cercava qualcosa di molto specifico”, racconta Céline Assimon, ceo di De Beers Jeweller. Un diamante D flawless, con un mix di proporzioni e numeri (tra carati e sfaccettature) per lei simbolici e significativi, nonché la garanzia di un certo tipo di riflessione e rifrazione della luce.
Un diamante acquistato in boutique, indipendentemente dal taglio, dalla purezza o dalle dimensioni, semplicemente non sarebbe stato all’altezza. Così De Beers si mise cercare una pietra in grado di soddisfare tutti i requisiti. Il processo che ha portato dal reperimento del diamante grezzo all’incastonatura delle gemme finite in un paio di orecchini a goccia è durato più di un anno, con il coinvolgimento della cliente in ogni fase.
Diamanti su misura
Per quanto belli fossero, la cliente ha acquistato molto più di una pietra unica e orecchini su misura: è stata protagonista di una storia incredibile. “Il viaggio, in un certo senso, è stato più importante, del prodotto finale”, dice Assimon.
Nell’alta gioielleria i clienti stanno alzando sempre di più l’asticella dell’esclusività. Tradizionalmente, le miniere si procuravano le pietre e le vendevano ai commercianti, che poi le facevano tagliare e lucidare prima di venderle alle case di alta gioielleria che le trasformavano in collane, anelli e altri pezzi finiti.
Oggi, sia le miniere sia i commercianti stanno bypassando le gioiellerie per consegnare diamanti grezzi, anche da milioni di dollari, direttamente nelle mani dei clienti privati che vogliono pezzi unici.
Le aziende specializzate in diamanti grezzi
Da poco sono nate due nuove aziende specializzate in questo business. Signum, controllata dal distributore belga HB Antwerp, specializzato nel taglio e nel commercio di diamanti di alta gamma, e Maison Mazerea, di Burgundy Diamond Mines, società australiana di Perth che offre sia pietre grezze per pezzi su misura sia alta gioielleria creata con designer indipendenti, utilizzando diamanti estratti, tagliati e lucidati direttamente in azienda.
“Cerchiamo di offrire qualcosa di unico, che la persona nello yacht accanto non ha”, dice Peter Ravenscroft, managing director e ceo di Burgundy Diamond Mines e Maison Mazerea. “Abbiamo appena tagliato un diamante di sette carati e mezzo. Si tratta di una pietra da due o tre milioni di dollari, ricavata da un pezzo grezzo di 14 carati. Il prossimo è un diamante da 24 carati”.
Mazerea presenterà anche tagli insoliti, con meno sfaccettature per mostrare una rifrazione più sottile rispetto ai tagli moderni e una maggiore quantità di colore naturale, ispirandosi alle tecniche del XVII secolo utilizzate per le corti reali francesi (il nome del marchio deriva dal Cardinale Mazzarino, collezionista di diamanti e capo ministro di Luigi XIII e Luigi XIV).
Il lusso dell’unicità

Un diamante grezzo giallo intenso da 24,4 carati di Maison Mazerea.
“Chi vuole un taglio marquise, da noi non lo otterrà “, dice Ravenscroft. Ma per chi cerca un oggetto e un’esperienza fuori dalla portata di molti, Mazerea fornirà la materia prima e progetti personalizzati. “I clienti possono visitare le miniere, entrare nel nostro impianto di taglio, sedersi con i designer e partecipare alla progettazione del gioiello”.
Mentre Maison Mazerea vende anche pezzi finiti, Signum si occupa esclusivamente di diamanti grezzi, offrendo all’acquirente il controllo completo della propria pietra. Un processo che può durare da tre mesi fino a un anno o più. Un cliente ha chiesto alla sua fidanzata di sposarlo con una pietra grezza durante un’escursione a Gstaad. E no, non sembrava un sasso appena raccolto sul sentiero.
“Ha incastonato il diamante in un bellissimo anello”, racconta Rafael Papismedov, managing partner e direttore strategico di HB Antwerp e Signum. “Lei è andata in giro con questo anello per due mesi, e non è passata inosservata. Stare per ore con il nostro team, misurare gli angoli, decidere la lunghezza, il riflesso della luce e la forma finale è stato un processo coinvolgente. Penso che sia un modo bellissimo di iniziare un matrimonio”.
Un altro cliente era così soddisfatto delle sue due gemme grezze che ha trasferito 2 milioni di dollari a Signum per trovarne una terza. Accumulare diamanti grezzi da milioni di dollari è un’abitudine piuttosto costosa, da sembrare quasi sospetta.
Ma Signum sta tenendo sotto stretto controllo i suoi pezzi, che saranno di 10 carati o più e, di conseguenza, in quantità molto limitata. I potenziali clienti dovranno passare attraverso un processo di selezione rigoroso.
I collezionisti di diamanti grezzi
“Non vogliamo essere una macchina per il riciclaggio di denaro sporco”, dice Papismedov. “Ecco perché all’inizio lanceremo questa piattaforma negli Stati Uniti, per poi espanderci in Europa”. Anche Mazerea si concentrerà sul Nord America perché, spiega Ravenscroft, “i processi produttivi sui mercati orientali sono considerati meno importanti”.
Le due aziende invece invitano i clienti a visitare le miniere e la loro sede centrale, in modo che possano, in teoria, incontrare i lavoratori e verificarne le condizioni di lavoro. Signum utilizza inoltre la tecnologia blockchain per certificare l’origine e l’autenticità dei diamanti, al fine di proteggersi da pratiche losche, come la spedizione di diamanti grezzi dalle miniere russe all’India, dove vengono tagliati, lucidati ed etichettati come indiani per aggirare le sanzioni occidentali.
Cosa fanno le maison di alta gioielleria
Forse anche per rispondere alla nuova concorrenza, le case di alta gioielleria stanno alzando il livello. Qualche anno fa Graff ha acquistato il Lesedi La Rona (che significa “La nostra luce” nella lingua Tswana del Botswana, dove il diamante viene estratto) per 53 milioni di dollari.
Con i suoi 1.109 carati, è il quarto diamante più grande mai trovato, tanto che l’azienda ha dovuto ideare su misura uno scanner e un software per capire come tagliarlo. Graff ha poi utilizzato un laser per incidere su ciascuna delle 66 pietre ottenute il nome del diamante.
“Sono andati a ruba”, dice il ceo François Graff. “Inciderli con il loro nome è stato il nostro modo di celebrare questo ritrovamento unico nel suo genere e dare ai clienti l’opportunità di indossare un bellissimo pezzo di storia”. Queste maison storiche non sono certo alle prime armi quando si tratta di diamanti grezzi.
L’heritage delle aziende nella lavorazione di diamanti grezzi

Un tagliatore di diamanti di Signum
Il gruppo De Beers ha iniziato a creare i propri gioielli nel 2001, ma fornisce diamanti all’industria sin dalla sua fondazione nel 1888. All’inizio del XXI secolo controllava l’80% della distribuzione di diamanti grezzi e ancora oggi vende il 30% della produzione mondiale di diamanti grezzi in termini di valore.
Graff, fondata nel 1960, ha acquistato la sua prima pietra grezza importante nel 1989, il Paragon da 320 carati, dal quale è stato ricavato un diamante da 137,72 carati, all’epoca il più grande flawless del mondo, e dal 2000 ha acquistato un esemplare importante quasi ogni anno.
Nel 2018, Van Cleef & Arpels, che storicamente ha scelto di acquistare pietre già tagliate e lucidate, ha pagato 40 milioni di dollari per il Lesotho Legend da 910 carati, il 5° diamante più grande mai estratto. Nel 2019, Louis Vuitton si è accaparrata il Sewelô da 1.758 carati, 2° diamante più grande mai trovato (superato solo dal Cullinan da 3.106 carati estratto in Sudafrica nel 1905), seguito dal Sethunya da 549 carati nel 2020. Entrambi sono stati rinvenuti nella miniera Lucara di Karowe in Botswana, dove è stato portato alla luce anche il Lesedi La Rona.
La mossa di Louis Vuitton
Sebbene Vuitton produca collezioni di alta gioielleria dal 2009, si tratta di una mossa sorprendente per una maison più nota per la vendita di pelletteria di lusso e di capi d’abbigliamento. La maison non ha voluto divulgare l’importo pagato, ma il solo Sewelô è stimato tra i 6,5 e i 19 milioni di dollari.
Le pietre ottenute saranno riservate ai diamanti su ordinazione, consentendo ai clienti vip di essere coinvolti nel processo dall’inizio alla fine. Il taglio e la lucidatura dei diamanti Sewelô e Sethunya, che si dice siano complessi, saranno guidati da HB Antwerp.
“Le grandi maison e case di gioielleria, a eccezione di pochissime, se non nessuna, non hanno alcuna conoscenza della trasformazione di questi diamanti da grezzi a lucidi”, sostiene Papismedov. “Sicuramente è un’ottima attività di marketing”, aggiunge, “ma il loro coinvolgimento di solito consiste nel mettere un pezzo di metallo intorno al diamante e molto raramente nel creare il diamante stesso”.
Che cosa significherà per le grandi case di lusso il fatto che i commercianti, i tagliatori e gli estrattori comincino ad attingere dal loro stesso bacino di clienti? Chi è interessato ai brand rimarrà fedele ai gioiellieri tradizionali. Ma per chi ha già tutto ciò che il denaro può comprare, il controllo dell’intero processo di creazione di un gioiello, dalla terra alla pelle, potrebbe essere l’ultima frontiera.
Articolo tratto dal numero primaverile di Robb Report
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