La bella mostra “Everybody talks about the weather” a Venezia, a Ca’ Corner, mette insieme artisti internazionali per un tema molto dibattuto, il cambiamento climatico. Con risultati sorprendenti.
Che tempo fa? La Fondazione Prada a Venezia non cerca Fabio Fazio o Luca Mercalli. E neppure consulta le previsioni meteo. Chiede all’arte. Alle opere della mostra “Everybody talks about the weather” (fino al 26 novembre nel palazzo settecentesco di Ca’ Corner della Regina sul Canal Grande), che in dipinti allegorici e pitture en plein air, stampe giapponesi e installazioni multimediali scruta cielo e terra per affrontare un problema non più rinviabile. Quello dell’emergenza ambientale.
Everybody talks about the weather, una mostra per aprire gli occhi
“Il clima è un tema globale e universale, che influenza le azioni e i destini di donne e uomini in tutte le regioni del mondo. Parlare oggi di meteo significa quindi parlare e preoccuparsi del futuro di tutti”, afferma la presidente della fondazione, Miuccia Prada. “Un argomento stranamente assente nell’ampio spettro delle questioni che attirano l’attenzione dei circuiti ufficiali dell’arte”, aggiunge il curatore Dieter Roelstraete, ideatore della rassegna, che intreccia la dimensione artistica ad approfondimenti di natura scientifica sviluppati in collaborazione con l’università Ca’ Foscari.
Il titolo riprende lo slogan di un manifesto socialista tedesco del 1968: “Alle reden vom Wetter. Wir nicht” (Tutti parlano del tempo. Noi no). Un’icona della cultura di protesta che nel 2019, nel segno di un ribaltamento di priorità, l’artista Anne-Christine Klarmann ha rivisitato modificandone il claim: “Alle reden vom Wetter. Wir auch” (Tutti parlano del tempo. Anche noi).
La questione metereologica nell’arte
Se mezzo secolo fa i discorsi sul clima erano liquidati come chiacchiere da salotto, futili e inconsistenti, oggi rientrano a pieno titolo nelle questioni di urgenza planetaria, e accomunano progressisti, scienziati e artisti. Uno dei maestri del concettuale americano, Iñigo Manglano-Ovalle, trasforma le nuvole, soggetto caro alla contemplazione romantica, in un’entità densa di significati politici. Il keniota Richard Onyango e l’haitiana Alix Oge riflettono sull’immagine archetipica del Diluvio con due potenti rappresentazioni della forza incontrollabile della natura. E l’iperrealista belga Pieter Vermeersch firma un’installazione che replica otto capolavori del passato, da Giorgione a Claude Monet, per evidenziare i cambiamenti della rappresentazione dei fenomeni atmosferici nel corso della storia dell’arte.
“Denuncia e attivismo”, spiega madame Prada, “sono componenti esplicite nei lavori che abbiamo raccolto in questa mostra”. Progetto che ha tra i motivi conduttori “il senso di impotenza che sembra pervadere il mondo dell’arte contemporanea di fronte alle criticità di questo specifico frangente della storia umana”, spiega Roelstraete. A ottobre se ne parlerà in un programma d’incontri con autori e studiosi internazionali. E Venezia, “la città che sta affondando più rapidamente nell’emisfero settentrionale, è un palcoscenico particolarmente toccante per mettere in scena richieste che la coinvolgono”.
Articolo tratto da numero autunnale di Robb Report
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