Dal Louvre Abu Dhabi agli Uffizi Diffusi: i musei diventano reti globali, espandendosi con successo oltre i confini nazionali.
Nel 2017, sull’isola di Sa’diyyat ad Abu Dhabi, è stato inaugurato un nuovo museo con un nome antico sulla targa d’ingresso: Louvre, nato da un accordo culturale e politico tra la Francia e gli Emirati Arabi Uniti. L’edificio, progettato da Jean Nouvel, accoglie opere occidentali, arabe e asiatiche, selezionate e gestite con il contributo del celebre museo parigino, che fornisce prestiti, competenze e consulenza curatoriale. “Il soft power della Francia è la cultura”, hanno dichiarato lungo la Senna, e in effetti il paese transalpino è stato il primo a intuire come i musei possano diventare marchi globali, portatori di influenza e bellezza.
La rete di musei Guggenheim e la trasformazione di Bilbao
Il Louvre Abu Dhabi è un caso emblematico, ma non isolato. Il Guggenheim, nato a New York, ha sviluppato una rete museale che comprende la Collezione Peggy Guggenheim a Venezia e, soprattutto, il celebre Guggenheim Bilbao, aperto nel 1997: un’operazione che ha radicalmente trasformato il profilo turistico della città basca. Il prossimo passo sarà proprio negli Emirati. Il Guggenheim Abu Dhabi, progettato da Frank Gehry, è in fase avanzata e l’apertura è prevista entro il 2025–2026.
Il caso Hermitage e le sfide geopolitiche
Anche l’Hermitage di San Pietroburgo aveva seguito questa strategia, aprendo nel 2009 una sede ad Amsterdam. Tuttavia, nel 2022, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il museo olandese ha interrotto ogni legame con la casa madre, cambiando il nome in H’Art Museum, a dimostrazione di come anche la bellezza sia schiava della realtà geopolitica.
Musei come motore di rigenerazione territoriale
Oltre alla dimensione “diplomatica”, la creazione di sedi museali distaccate ha spesso anche finalità di sviluppo territoriale. Il Louvre Lens, inaugurato nel 2012 in una ex area mineraria del nord della Francia, è nato per rigenerare un territorio marginale grazie alla cultura. Allo stesso modo, la rete della Tate nel Regno Unito, con Tate Liverpool (1988) e Tate St Ives (1993), rappresenta un esempio di decentramento virtuoso: portare l’arte contemporanea anche in città meno visitate, stimolando la crescita culturale e turistica.
L’Italia e il progetto Uffizi Diffusi
L’Italia resta indietro nel valorizzare il proprio patrimonio nascosto, nonostante il potenziale. Uffizi e Musei Vaticani conservano migliaia di opere non esposte che potrebbero arricchire sedi secondarie. Solo ora si inizia a pensare a un modello più dinamico. Il progetto “Uffizi Diffusi” punta a distribuire le collezioni sul territorio toscano: tra i siti scelti, la Villa Medicea dell’Ambrogiana. Un’iniziativa ancora in fase iniziale, ma dal forte valore simbolico.
Articolo tratto dal numero autunnale di Robb Report Italia
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