La Martin D-18E di Kurt Cobain e il celebre cardigan grunge sono in mostra per la prima volta a Londra fino a novembre.
Nel novembre del 1993, seduto su uno sgabello tra le luci basse e le rose bianche sparse sul palco, Kurt Cobain cantava con voce spezzata Where Did You Sleep Last Night. Davanti a lui, un pubblico sospeso. Tra le mani, una chitarra acustica che sembrava trattenere ogni esitazione. Era un momento crudo, senza filtri, che lasciava affiorare qualcosa di profondamente irrisolto. “La musica è l’unica forma d’arte nella quale non si possono mentire le emozioni”, avrebbe detto Frank Zappa. E quella sera ogni nota suonava come una verità.
A distanza di oltre trent’anni, quella stessa chitarra, una Martin D-18E modificata per la sua mano sinistra, torna al centro della scena. Fino al 18 novembre 2025 sarà esposta per la prima volta nel Regno Unito, al Royal College of Music Museum di Londra, nella mostra Kurt Cobain Unplugged. Un’occasione per rileggere uno dei momenti più intensi della storia del rock attraverso gli oggetti che ne hanno custodito la memoria: strumenti, abiti, suoni, frammenti.
Kurt Cobain Unplugged, la Martin D-18E in mostra
L’esposizione, come si legge nella nota ufficiale del Royal College of Music, è un tributo alla musica e alla vulnerabilità, ma anche al potere evocativo degli oggetti. La chitarra, acquistata all’asta nel 2020 per oltre 6 milioni di dollari dall’imprenditore australiano Peter Freedman AM (fondatore di Røde Microphones), è oggi il pezzo più costoso mai venduto nella storia del collezionismo musicale. Freedman, che ha deciso di prestarla generosamente al museo londinese, ha dichiarato di voler supportare con questa tournée mondiale “i performer di tutto il mondo”.
La chitarra non sarà sola. Accanto alla Martin D-18E ci sarà anche un altro frammento di mitologia contemporanea: il celebre cardigan verde oliva in mohair indossato da Cobain durante quella stessa performance acustica. Consumato, con due bruciature di sigaretta, un bottone mancante e una macchia misteriosa nella tasca, questo capo dismesso è divenuto simbolo dell’estetica grunge fatta di sottrazione e fragilità.
Una mostra che racconta un’eredità
Curata dal giornalista Alan di Perna, firma storica di Rolling Stone, Guitar World e Billboard, insieme al curatore del museo Gabriele Rossi Rognoni, Kurt Cobain Unplugged esplora il significato profondo di quel momento irripetibile nella storia del rock. Lungi dall’essere un addio pianificato, il live Unplugged di Nirvana si trasformò, col senno di poi, in una sorta di testamento sonoro. Cinque mesi dopo, Cobain non ci sarebbe più stato.
L’intimità che trasuda da quella performance ha segnato una generazione. A differenza di altri concerti acustici del format, Nirvana rifiutò l’autocelebrazione. Preferì cover di Lead Belly, Bowie, Meat Puppets. Brani oscuri, dolorosi, taglienti. “Non avevamo provato e non eravamo abituati all’acustico. MTV era convinta che sarebbe stato un disastro”, ricorderà poi Dave Grohl. “Poi le telecamere hanno iniziato a girare e qualcosa è scattato”.
Kurt Cobain Unplugged, gli oggetti in mostra
La mostra londinese mette in dialogo la dimensione materiale e quella emotiva di questo momento epocale. Oltre alla chitarra e al maglione, sono esposti poster di concerti, vinili sigillati degli anni Novanta, memorabilia e frammenti sonori che ricostruiscono l’universo creativo di Cobain.
Nel cuore della mostra, la Martin D-18E diventa totem e traccia. Courtney Love l’ha definita “l’ultima chitarra suonata da Kurt”. Dopo la sua morte nel 1994, fu custodita dalla figlia Frances Bean Cobain in un caveau a Seattle. Nel 2018, finì nelle mani di Isaiah Silva, ex marito di Frances, come parte di un accordo di divorzio. Due anni dopo, fu venduta all’asta da Julien’s Auctions per la cifra record di 6.010.000 dollari.
Lo stesso destino colpì anche il cardigan: regalato da Courtney alla tata di Frances, Jackie Farry, venne battuto all’incanto nel 2019 per 334.000 dollari, diventando il maglione più costoso mai venduto.
Un ponte tra il mondo dell’arte e della musica
Non è un caso che sia proprio il Royal College of Music a ospitare questa mostra. Dopo un imponente lavoro di ristrutturazione, il museo ha riaperto nel 2021 con una collezione tra le più importanti d’Europa, che include anche la chitarra più antica del mondo, realizzata a Lisbona nel 1581. Mettere accanto a questo strumento storico la Martin di Cobain significa tracciare una linea sottile ma potente tra due epoche, due linguaggi, due visioni del mondo. “Questa mostra è un’occasione per creare dialoghi inediti tra gli studenti del Royal College e il patrimonio della musica contemporanea”, afferma Rossi Rognoni. “Il nostro obiettivo è stimolare connessioni e generare nuove idee, attraverso le contaminazioni”.
Oltre la mostra
Kurt Cobain Unplugged non si esaurisce nell’allestimento: in calendario ci sono infatti workshop, concerti, attività per famiglie e una serie di composizioni originali realizzate dagli studenti del College, ispirate alla chitarra. Un modo per dimostrare che l’eredità di Cobain è ancora oggi un territorio da esplorare.
Immagini courtesy Royal College of Music
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