Dal 1903 il Miramare di Santa Margherita è punto di riferimento per chi apprezza le piccole grandi attenzioni che fanno sentire a casa. Ma anche per la vista strepitosa, l’arte che si respira nelle sue sale, lo splendido giardino tropicale, una cucina da gourmet. E per festeggiare i suoi 120 anni, l’albergo che ha visto passare tra gli altri Eugenio Montale e Guglielmo Marconi questa estate ha in serbo molte sorprese.
In Francia avrebbe lo status di Palace, riservato a quegli alberghi incomparabili per storia, architettura, posizione, servizi su misura. Tra i primi grand hotel del Levante, il Miramare di Santa Margherita Ligure giganteggia candido da 120 anni (nasce nel 1903) dietro la prima curva della strada che, tra mare e roccia viva, corre tortuosa, scenografica, verso Portofino.
Lo splendore del Miramare di Santa Margherita
Una scheggia di costa da leggenda per l’incanto del golfo e il mito della dolce vita, che lo stesso Miramare – meta, dal secondo dopoguerra, del bel mondo internazionale – ha contribuito a creare. La prima suite venne realizzata per il viaggio di nozze di due stelle di Hollywood, il fascinoso Laurence Olivier e la bizzosa Vivien Leigh. Presto se ne aggiunsero altre, spalancate sul panorama del Tigullio e occupate, tra i tanti, da Ranieri III di Monaco, Hussein di Giordania, l’imperatore d’Etiopia Hailé Selassié e il re del Burundi, “watusso che a stento passava dalle porte”, per il quale fu necessario approntare un letto speciale.
Qui era di casa Marina Doria, allieva di sci nautico alla scuola del Miramare, la prima in Europa insieme a quella di Juan les Pins. Eccoli, tutti, negli scatti d’epoca allineati alle pareti del piano bar Barracuda, il nome un omaggio al night club sulla spiaggia che furoreggiò tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Barracuda d’oro era la spilla destinata alla più elegante, vinse per prima lady Ambrosoli, signora del miele.
Gli ospiti speciali
È uno scrigno inesauribile di storie e aneddoti il Miramare, che ha attraversato il Novecento dribblando vizi e vezzi di ospiti stellari e cavalcando mode riuscendo a conservare e, insieme, rinnovare il suo stile. Negli anni Settanta si dota della sinuosa piscina d’acqua di mare con vista fino a Punta Mesco, cara a Eugenio Montale. A fare da quinta il parco mediterraneo, che scala con sentieri e terrazze le falde iniziali del monte di Portofino.
Oggi, nel luminoso nitore degli spazi liberty e nelle nuove suite di design, come la Miramare dedicata a Gio Ponti, si incastona con discrezione minimalista “miramART”, la collezione d’arte contemporanea dei proprietari, Andrea e Fabio Fustinoni. Pezzi di autori quali Luca Vitone, Tomás Saraceno, Adrian Paci, alcuni espressamente commissionati per l’hotel. Che, a dispetto della vocazione internazionale, conserva pervicace un’identità territoriale.
La vocazione del Miramare per la cucina di qualità
In stanza si è accolti dai tipici canestrelli, al bar Le Colonne, dove il bancone è un vecchio altare ligneo, si sorseggia Gin pesto (cocktail signature con foglie di basilico) stuzzicati dagli irresistibili frisceu (frittelle salate liguri in un’infinità di declinazioni). Trofie al pesto fatte qui rigorosamente a mano sono una chicca nella carta del ristorante Vistamare, che in estate si trasferisce en plein air sulla terrazza panoramica.
La stessa da cui, nell’agosto del 1933, Guglielmo Marconi trasmise per la prima volta nel mondo segnali radio telegrafici e telefonici, arrivando a coprire una distanza di 150 chilometri. Data epocale, ma non unica nella vicenda dell’albergo. Nel 1951 accolse la conferenza internazionale per il pool del carbone e dell’acciaio (a fare gli onori di casa, Alcide De Gasperi), da cui più tardi avrà origine la Comunità economica europea.
Articolo tratto dal numero estivo di Robb Report
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