Cinquanta resort, 8mila camere e 1.300 proprietà residenziali sparse in 22 isole nel Mar Rosso. Il progetto di turismo e ospitalità più ambizioso del mondo, e a impatto zero, sta per vedere la luce con Red Sea Project.
Articolo di Leopoldo Fiore
La missione del principe Mohammed bin Salman è ben più che ambiziosa: rendere l’Arabia Saudita una delle maggiori attrazioni mondiali entro il 2030. Il piano per aprire il paese al turismo, “Vision 2030”, l’aveva presentato qualche anno fa (oggi è in atto la fase 2) e da allora di soldi ne ha investiti a profusione. E non solo per ingaggiare Cristiano Ronaldo e tantissimi altri calciatori dai migliori campionati europei.
Che cos’è il Red Sea Project
Tra i progetti più fantasmagorici c’è il Red Sea Project, in costruzione da ormai sei anni lungo costa saudita del Mar Rosso, tra le città di Umluj e Al Wajh. Il piano è trasformare un’area che comprende un arcipelago di oltre 90 isole incontaminate, chilometri di deserto, montagne e siti archeologici, in un complesso di oltre 50 resort extralusso (su 22 isole) con circa 8mila camere, 1.300 proprietà residenziali e un aeroporto internazionale dedicato. Il tutto, finanziato con oltre 4 miliardi di euro e, naturalmente, super sostenibile.
Il Red Sea Project, infatti, intende diventare la prima meta turistica “rigenerativa” del pianeta, capace non solo di proteggere l’ambiente, ma anche di arricchirlo. Totalmente alimentata da fonti rinnovabili, l’area è concepita per mitigare le emissioni di anidride carbonica, la produzione di rifiuti e l’inquinamento luminoso e acustico.
Non solo: sono previsti interventi specifici per salvaguardare flora, fauna e barriera corallina in modo da mantenere la destinazione a un livello di biodiversità pari a quello di un’area marina protetta. I primi ospiti dovrebbero essere già accolti nelle prime tre strutture che sono già state completate. E molti altri resort stanno per essere terminati, tra i quali Coral Bloom, forse il più sensazionale, progettato da Foster + Partners sull’isola di Shura.
Coral Bloom
L’isola è stata ridisegnata per creare una successione di lagune e spiagge. Nelle dune di sabbia lungo queste spiagge si stanno costruendo 11 hotel, ognuno caratterizzato da un certo numero di lussuose ville a tema “corallino” ed esperienze su misura, per soddisfare un’ampia gamma di ospiti.
Gli edifici sono stati strategicamente progettati per fungere da difesa naturale contro l’erosione, garantendo la protezione dell’isola. Il termine dei lavori è previsto entro la fine del 2024. E a quel punto, l’Arabia Saudita potrebbe davvero cambiare la mappa del turismo globale.
Articolo tratto da numero invernale di Robb Report
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