Tommaso Spadolini e Gianni Mura ricordano Roberto Cavalli e la sua passione per la nautica.
Roberto Cavalli è noto a molti come uno dei più grandi innovatori del mondo della moda, ma c’è una dimensione di lui che pochi hanno avuto l’opportunità di scoprire. Il Roberto armatore, l’innovatore sulle onde. Il racconto di Robb Report nasce dalle interviste con le sue due figure di riferimento nel mondo del mare, Tommaso Spadolini, rinomato designer nel mondo della nautica di lusso e il suo comandante Gianni Mura, entrambi cari amici di Cavalli. Insieme hanno condiviso un’intima conoscenza delle sue passioni e del suo stile di vita, ricordi ora ancor più preziosi dopo la sua scomparsa.
La passione per le imbarcazioni di Roberto Cavalli
L’amore di Roberto Cavalli per il mare era al centro di tutto ciò che faceva, riflesso nel design delle sue barche, concepite per massimizzare il piacere del contatto con l’acqua. “Mi hanno detto che lei è bravo” esordì Cavalli nella sua prima telefonata a Spadolini, dando inizio a un lungo rapporto di fiducia e amicizia. Affidò a lui il design del Baglietto di 41 metri “RC”, progettato nel 2002 e varato nel 2004, e successivamente, nel 2018, del Cerri Cantieri Navali di 28 metri “Freedom”.
Il suo Baglietto rimane una delle creazioni più emblematiche, evocando l’immagine di un grande mammifero marino, come un’orca, incarnando il concetto del cetaceo con una forma curvata in perfetta armonia con l’ambiente marino. Come una naturale estensione della sua azienda, era un luogo dove Cavalli amava ricevere ospiti e organizzare sfilate. Optò per un colore cangiante, brevettato appositamente per lui da un colorificio francese, utilizzato anche per il suo elicottero che pilotava personalmente.
Libertà ed estetica
“Freedom”, rifletteva il suo desiderio di libertà e la gioia “di sentire il vento in faccia”. Questo yacht spiccava per la capacità di superare i 40 nodi e per uno stile distintivo anche negli interni, con motivi animalier e un layout innovativo che posiziona la cabina armatoriale sul main deck, accanto alla plancia di comando.
Oltre alla velocità, Cavalli coltivava un’irrefrenabile passione per il bello, evidente quando installò sul suo Baglietto “RC” una vasca da bagno ricavata da un unico blocco di marmo da 400 kg. Queste scelte audaci, sebbene potessero ridurre la velocità della barca, erano espressioni del suo credo che tutto fosse possibile, un ethos portato direttamente dal mondo della moda.
Spadolini ricorda i numerosi incontri in cantiere, dove Cavalli arrivava spesso in elicottero per supervisionare l’avanzamento dei lavori. L’amore per gli animali era un altro tratto distintivo di Cavalli; non solo i suoi cani erano presenze costanti, ma Spadolini realizzò persino delle modifiche specifiche, come una scala per facilitare loro l’accesso e l’uscita dall’acqua.
Arte e fotografia, le contaminazioni di Roberto Cavalli
La voglia di scoprire ed esplorare nuovi luoghi lo portò a coltivare la passione per la fotografia, che si fonde con il suo essere artista. Si rimaneva colpiti da questa sua abilità visitando il “Freedom” in cantiere, durante i lavori di garanzia, osservando i pannelli retro illuminati nella cabina armatoriale che mostravano una sua foto scattata a New York, e un’altra, con vista mozzafiato su Central Park nella cabina vip, che Cavalli aveva scattato da casa sua. In cucina si poteva apprezzare il tema ricorrente delle nuvole nelle sue fotografie.
Tommaso ricorda con divertimento che disegnare le barche di Cavalli era un’avventura, a partire dagli incontri nella sua casa a Firenze, dove si doveva stare attenti a non calpestare il pitone che si aggirava nel salone, sperando che i pappagalli liberi di volare per casa non si presentassero durante le riunioni.
La costruzione del Cerri
Da quando iniziò a lavorare sul progetto del Cerri, cantiere del gruppo Baglietto, Cavalli aveva un desiderio ben definito: voleva la “Batman boat”. Durante la progettazione chiese a Tommaso di disegnare una barca veloce, dotata di tre motori accoppiati a tre idrogetti, con meno scalini possibili da prua a poppa, la cabina armatoriale sul ponte principale ed il pozzetto a stretto contatto con il mare. Il risultato fu un’imbarcazione estremamente innovativa in cui l’armatore aveva addirittura un accesso riservato dalla sua cabina alla timoneria.
I momenti di creatività condivisi erano sempre una sfida, con Roberto che cercava di superare i “limiti della tecnologia”, usando una penna ad inchiostro sul tablet di Tommaso per dare vita alle sue visioni. Il Cerri fu costruito in soli 14 mesi, un tempo record per una barca one off in alluminio. Dopo la consegna la barca andò a Cala dei Medici, dove, con l’aiuto del cantiere e di Gianni, fu trasformata in una sorta di galleria d’arte. Oltre alle foto di New York retro illuminate, furono installati busti di gesso e altri oggetti di arredamento che davano luce all’estro di Cavalli.
Dalla velocità al relax
Come molti armatori, anche lui cambiò le sue priorità nel tempo: inizialmente attratto dalla velocità, negli ultimi anni preferiva rilassarsi al sole a prua, ascoltando audiolibri e godendo del vento in faccia senza sacrificare il piacere della navigazione. Gianni ha condiviso molti momenti di vita di mare con Cavalli, e conserverà per sempre l’amore per i libri che l’armatore amava farsi leggere.
Cavalli si immergeva completamente in ogni aspetto della vita marina, dedicandosi personalmente anche alla risoluzione dei tanti piccoli problemi tipici a bordo. Questo approccio era una testimonianza del suo desiderio di vivere l’esperienza in modo totale e autentico, senza mai rimanere in superficie. Amava timonare e navigare per tante miglia sui suoi gommoni, il primo dei quali, un maxi rib di 18 metri dotato di 4 motori, fu sviluppato nel 1999 da una collaborazione tra Novamarine e Fabio Buzzi. Fu durante la costruzione di questo gommone che Roberto conobbe Gianni Mura, che è stato fino a oggi il comandante del “Freedom”.
In giro per il Mediterraneo
Verso la fine degli anni 2000 Cavalli decise di avere un gommone più grande e Gianni Mura gli consigliò di costruirne uno di 22 metri. Sulla prua, l’armatore installò una Jacuzzi per godersi ancor più i suoi momenti di relax in barca. Ritirò la barca il 27 luglio da Sno Yachts e partì dalla Sardegna diretto in Croazia senza equipaggio, trascorrendo ogni giorno ore al telefono con Gianni per farsi spiegare come risolvere i tanti piccoli problemi di una barca nuova.
Dopo quella estate, chiese a Gianni di andare a lavorare con lui. Insieme hanno girato tutto il Mediterraneo centrale, muovendosi agevolmente tra Grecia, Tunisia, Corsica e Monte Carlo. La rapidità di spostamento era fondamentale per Cavalli che una volta, non apprezzando le condizioni trovate al porto della storica città tunisina Bizerta, decise di dirigere la prua su Pantelleria, dove incontrò anche il suo grande amico e maestro di stile, Giorgio Armani.
L’isola di Cavallò rimaneva sempre la meta fissa dove trascorrere la prima parte di agosto insieme ai suoi figli. Riflettendo sull’essenza di Cavalli, ricordo una frase di Tiziano Terzani, uno scrittore che lui apprezzava profondamente: “Il mare non si ama da terra: è un’esperienza che si deve vivere in profondità.” Queste parole risuonano con la vita di Cavalli, un uomo che non solo amava il mare, ma che viveva ogni suo singolo aspetto con una passione e un coinvolgimento totale, realizzando i suoi sogni con la determinazione e l’audacia che solo i veri pionieri possiedono.
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