Oltre alle delizie di pasticceria, protagoniste di tanti suoi lavori, anche le opere meno “golose” del pittore statunitense sono in mostra alla Fondazione Beyeler di Basilea.
I suoi sono i dolci più costosi del mondo. Otto milioni e mezzo di dollari per sei torte ben farcite. Quelle di Encased Cakes, olio su tela battuto all’asta da Sotheby’s New York nel 2019. Opera tra le più fortunate di Wayne Thiebaud, icona dell’arte figurativa statunitense.
Scomparso a 101 anni il giorno di Natale del 2021 nella sua casa di Sacramento in California, è celebrato fino al 21 maggio da una prestigiosa retrospettiva negli spazi della Fondation Beyeler di Basilea. Alle pareti un corpus di 65 lavori selezionati da raccolte pubbliche e private, esposti per nuclei tematici.
Le opere di Wayne Thiebaud
Ritratti, vedute metropolitane, paesaggi e, soprattutto, quelle inconfondibili nature morte da pasticceria – sua magnifica ossessione – da mangiare con gli occhi. Sono dolcezze in pan di Spagna, pasta frolla, panna montata, glassa, soffi di zucchero a velo.
Delizie rimaste oggetto del desiderio fin dall’infanzia, quando il piccolo Wayne – nato da una famiglia di mormoni e cresciuto nell’America della Grande depressione – le guardava con l’acquolina in bocca nelle vetrine delle confetterie di Long Beach, senza potersi permettere di acquistarle. Troppo care per le sue modestissime tasche.
La rivincita se l’è presa da grande. Ritraendo torte, pasticcini, gelati, caramelle, lecca lecca in dipinti dalle tonalità pastello in bilico tra ironia e nostalgia. Contesi a suon di bigliettoni da importanti collezionisti e blasonati musei. Uno per tutti?
Il Museum of Modern Art di San Francisco che, tra tele e lavori su carta, di opere di Wayne Thiebaud ne possiede ben 47. Spirito libero, indifferente a mode e correnti, Thiebaud – grande indipendente nel panorama del suo tempo – ha sempre vissuto e lavorato in California. Eccetto per un fugace soggiorno a New York negli anni Cinquanta, dove incontra Willem de Kooning.
Le ispirazioni d’artista
Eppure, per quei dolciumi intesi come simbolo della produzione e del consumo di massa, è stato associato molte volte alla Pop Art. Anche se lui nel movimento di Andy Warhol non si è mai riconosciuto. Tra le sue fonti d’ispirazione rivendicava, invece, artisti di altre epoche: Diego Velázquez, Paul Cézanne, Piet Mondrian, Henri Rousseau il Doganiere.
Dopo avere frequentato l’università a San José e a Sacramento e al termine di un breve apprendistato presso i dipartimenti di animazione dei Walt Disney Studios di Burbank (fuori Hollywood), Thiebaud inizia a lavorare come grafico commerciale, poi illustratore e pubblicitario. Ma la passione per la pittura è dominante.
Nel 1951 allestisce la sua prima personale a Sacramento; gli esordi sono sotto il segno dell’Espressionismo astratto, ma la conquista del successo avviene nel corso degli anni Sessanta proprio in virtù delle sue creazioni zuccherose.
Piacciono quelle sfavillanti amarene affogate in carezzevoli tappeti di crema, quelle ciambelle innalzate intorno a buchi abissali, quei coni gelato gocciolanti di gusti straripanti, quei burrosi pasticcini agghindati, oltre alle mele caramellate, alle crostate di marmellata, alle torte a strati variopinti, ai frappé schiumosi, che l’artista definisce semplicemente come “oggetti trascurati” dalla pittura.
Lo cifra stilistica di Wayne Thiebaud
Il suo stile si riconosce per la ripetizione seriale, la composizione in assetto geometrico, la pennellata lenta, pastosa, quasi tattile, la luce modulata e discreta, le ombre ben definite caratteristiche del linguaggio pubblicitario, i colori saturi e golosi stesi spesso con un coltello, al pari di un pasticciere che spalma la glassa sulle torte, ordinate come nell’esposizione di una cristalleria.
Nel 1967 Wayne Thiebaud rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale di San Paolo in Brasile, mentre nel 1972 partecipa a Documenta 5 di Kassel in Germania. Nel 2011 il Museo Morandi di Bologna gli dedica una monografica d’ampio respiro, nella quale le sue opere vengono messe in dialogo con le nature morte del maestro bolognese.
Il consenso della critica procede di pari passo con il trionfo commerciale. E nel 2020, all’asta di Christie’s New York, Four Pinball Machines viene venduto alla cifra record di 19.135.000 dollari. Fino alla fine dei suoi giorni Thiebaud ha trascorso in atelier buona parte del tempo, spinto – come ha confessato – da una “fissazione quasi nevrotica di cercare di imparare a dipingere”.
Perché vedeva l’arte come “la nostra grazia salvifica”, il luogo in cui “risiedono le nostre speranze per darci una vita di piacere, di conforto, di gioia”.
Articolo tratto dal numero primaverile di Robb Report
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