Robb Report inaugura uno spazio dedicato a chi voglia muoversi e vivere esperienze esclusive durante il fine settimana, nelle città italiane. Un viaggio alla scoperta di eventi, luoghi, locali speciali, fuori dalle solite rotte. Prima tappa, un weekend a Venezia.
Che cosa vedere: Il surrealismo di Peggy
Un motivo più che valido per visitare la città lagunare a fine estate è la mostra, voluta dalla Collezione Peggy Guggenheim, “Surrealismo e magia. La modernità incantata” (fino al 26 settembre, chiuso il martedì).
Un excursus approfondito e molto bene espresso e spiegato, che da Max Ernst a De Chirico, da René Magritte a Paul Delvaux, passa per la straordinaria capacità di artiste come Leonora Carrington (compagna di Ernst dal 1937 al 1940, dipinta da lui come strega e incantatrice, mentre lei ritrae il compagno come alchimista, eremita, figura sciamanica), Leonor Fini, Dorothea Tanning.
Un universo di colori, forme e figure sorprendenti esce dalla tela di questi incredibili creatori di mondi e di miti, capaci di esplorare e rappresentare un mondo dove fantasia, immaginazione, arte si intersecano nei temi cari ai surrealisti, quali l’alchimia, la metamorfosi e l’androgino, i tarocchi, la sostanza totemica, la dimensione dell’invisibile e quella cosmica. Dove l’artista è mago e la donna un essere magico, strega e dea insieme.
Diverse opere surrealiste collezionate da Peggy Guggenheim sono messe in dialogo con opere africane e oceaniche della mecenate. Il potente significato spirituale delle culture oceaniche e della loro arte suscitarono una forte fascinazione sugli artisti surrealisti, influenzando profondamente la loro rappresentazione dei processi magici e di metamorfosi. La mostra si chiude con i temi delle forze cosmiche e della dimensione dell’invisibile, incarnati dalle tele di Salvador Dalí, Óscar Domínguez, Roberto Matta, Wolfgang Paalen, Kay Sage e Yves Tanguy, che animano l’ultima sala.
Dove dormire: Il lusso della sostenibilità
La prima colazione nella piccola corte verde e fiorita riporta alla Venezia di un tempo, silenziosa e misteriosa, nascosta dietro le facciate e tra i muri antichi di questi edifici in zona Sant’Angelo, tra il Canal Grande, Piazza San Marco, il Ponte di Rialto, il Gran Teatro la Fenice e Palazzo Grassi.
Ricavata da un lussuoso palazzo ottocentesco vicinissimo alla fermata del vaporetto Sant’Angelo, Corte di Gabriela è un boutique hotel che ha fatto della sostenibilità e del recupero energetico la sua bandiera, un lusso molto apprezzato dagli ospiti, soprattutto stranieri, che oltre alla domotica amano il godibile e ombroso spazio esterno – la corte cui fa riferimento il nome dell’hotel – rinfrescato da un glicine centenario e con pregiate sculture in risalto.
Essere eco-friendly è valso a Corte di Gabriela il Certificato europeo di “Hotel Eco-Sostenibile”. Pur conservando l’anima autentica del palazzo residenziale d’epoca, grazie alla creatività di Maura Manzelle gli interni sono un calibrato connubio tra elementi d’arredo in legno massiccio e ferro battuto lavorato in foglia d’oro, accessori moderni e soffitti a cassettoni originali dipinti.
Le 11 camere hanno sulla porta i numeri scritti a cifre speculari (come del resto il logo con il monogramma CG) e le stanze sono una diversa una dall’altra, differenziate da dettagli unici e da arredamenti a firma di Marco Poloni e Alberto Maschietto con letti imbottiti del marchio Twils e illuminazione Flos, Luceplan e Philippe Starck, sedie dell’azienda svizzera Vitra, chaise longue di Mies Van der Rohe, divani e tavolini Alivar.
A pochi metri dall’edificio principale, sono stati ricavati alcuni Luxury Loft di 45 mq concepiti per soddisfare le esigenze di chi cerca maggiore spazio e indipendenza, senza tuttavia rinunciare ai servizi dedicati.
Dove mangiare: un tocco di Oriente
Nello sconfortante panorama della ristorazione a Venezia (da evitare accuratamente i locali intorno a piazza San Marco, e anche il resto non brilla e non solo di stelle, ristoranti dei grandi hotel a parte), un indirizzo che sta crescendo grazie al passaparola: Hostaria Castello.
La filosofia è tutta nel nome, piccolo ristorante veneziano e sestiere in cui si trova, ovvero gli spazi dell’ex agenzia Orient Express. E di quella allure ripropone oggi il tocco glamour e arabeggiante, il servizio gentile e il menù accurato a firma dello chef Luca Veritti, che omaggia la tradizione lagunare con un azzeccato mix di sapori e profumi. Pochi i coperti: 18 all’interno, articolati in un ambiente raccolto, e una trentina sul plateatico, nella bella stagione.
A breve distanza dall’imbarcadero del vaporetto di San Zaccaria, vicinissimo a Piazza San Marco, ai Giardini della Biennale e all’Arsenale, un indirizzo da segnare in agenda, comodo per recarsi al Museo Correr recentemente inaugurato, alle esposizioni internazionali di grido ancora aperte. O per dirigersi verso il Lido, alla volta del red carpet per la Mostra del Cinema che chiude i battenti il 10 settembre.
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