La pizza più buona del mondo? Si mangia a Caiazzo, da Franco Pepe.
Oggi si assiste all’emergere di nuove esigenze, basate sulla volontà di “appropriazione” dell’essenza di un luogo e della comunità che vi abita, con i suoi costumi, le sue tradizioni e le sue abitudini. In questo contesto, un ruolo centrale è rivestito dai prodotti enogastronomici: espressione di identità e cultura, rappresentano un’importante componente del patrimonio turistico-culturale di un luogo.
L’intensità del loro apporto sull’economia locale varia in funzione dei caratteri di specificità del territorio. La crescita dell’economia, la qualità della vita urbana e il benessere delle comunità residenti appaiano sempre più connessi con il sistema culturale e con la sua capacità di attivare e consolidare relazioni con le attività produttive, commerciali e sociali nel proprio territorio.
Caiazzo, storie di pizza
C’è in Italia, esattamente in provincia di Caserta, un luogo dove la “materialità” della cultura ha assunto le sembianze di un prodotto che storicamente è associato alla città di Napoli, ma Napoli non è. Caiazzo è un piccolo borgo abitato da 5mila anime adagiato su una collina a 200 metri sul mare, con un tessuto produttivo praticamente agricolo.
Nonostante la vicinanza a Caserta e alla sua magnifica reggia, questa cittadina mai avrebbe pensato di ricevere turisti da tutto il mondo, interessati alla sua storia. Queste magie non avvengono per caso, ma sono il frutto di un lavoro di anni e non sempre – come in questo caso – sono il risultato di una pianificazione territoriale. Qui, invece, è stato il prodotto italiano più apprezzato al mondo a fare la differenza, che grazie a un artigiano sapiente, ha portato Caiazzo a diventare una capitale mondiale della pizza.
La pizza più buona del mondo è di Franco Pepe
A condurre la rivoluzione gastronomica di Caiazzo c’è Franco Pepe, con un progetto che parte dal basso, in questo caso proprio dalla terra. Intorno al suo sogno gli uomini e le donne che coltivano prodotti di eccellenza si sono riappropriati della propria dignità.
La pizza di Pepe, infatti, porta a tavola il territorio e ogni morso presenta il profumo e il sapore di uno scorcio inestimabile di quella terra che altrimenti sarebbe stata abbandonata. Oggi Caiazzo è cambiata, anche grazie alle scelte di Franco Pepe.
Da Pepe si mangia la pizza più buona del mondo e non farlo a Napoli, paradossalmente, dona a questa esperienza un valore in più.
Franco Pepe, una storia di famiglia
La storia di Pepe, che comincia nella pizzeria di suo padre, è destinata a continuare con l’innesto di suo figlio, Stefano. All’inizio degli anni 90′, quando era ancora con i suoi fratelli nella pizzeria del padre, dopo la sua recente scomparsa, Franco inizia a capire che esiste un dialogo con l’alta cucina e che può approfittarne per ragionare sulle competenze, sui saperi, su come trasformare la materia prima e come saperla scegliere.
Questo vuole dire andare avanti, verso un concetto di pizza più sano, supportato da una maggiore professionalità e dalla tecnica. Per Pepe arriva quindi il momento di creare la sua identità di pizza con Pepe in Grani. Un vero e proprio modello che oggi è un successo per tutto il territorio di Caiazzo. Non solo, quindi, una pizzeria in cui vengono sfornate ricette qualsiasi, ma pizze che contengono il territorio, che ne racchiudono i sapori e permettono la creazione di una micro-economia.
Con il crescere del progetto, infatti, la grande affluenza ha permesso di alimentare tutto il paese, fino a sfornare una pizza per il territorio. La stessa di cui oggi, professionisti dell’ospitalità e produttori, possono godersi ognuno la propria fetta.
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