Difficile capirlo al primo sguardo. Di certo, le sue bagnanti incantano e raccontano il virtuosismo della scultrice americana, la tecnica sofisticata con cui crea, partendo da modelle in carne e ossa, queste figure seducenti e perfette. Dove nulla, neppure le lentiggini, è lasciato al caso.
È la regina dell’iperrealismo, quell’arte più vera del vero che gioca sull’ambiguità – ricca di implicazioni – tra realtà e illusione della realtà. Il suo nome è Carole A. Feuerman (1945, Hartford, Connecticut), scultrice statunitense celebre soprattutto per le figure di bagnanti e nuotatrici, amata da critica, mercato e collezionisti dal portafoglio ben fornito. Bill e Hillary Clinton, Henry Kissinger, il magnate brasiliano Alexandre Grendene Bartelle. Il nostro Andrea Bocelli e pure – a sorpresa – il 124° imperatore del Giappone Hirohito.
Carole Feuerman in mostra a Napoli
Fino al 16 settembre Feuerman è a Napoli, protagonista di un’antologica alla fondazione Made in Cloister nel complesso monumentale di Santa Caterina a Formiello. I suoi lavori occupano lo spazio più denso. Quello del Chiostro piccolo, gioiellino architettonico del XVI secolo trasformato nell’Ottocento borbonico in lanificio di prim’ordine e recuperato dal degrado e dall’oblio soltanto nel 2012.
Archeologia industriale in salsa Rinascimento. Una cornice ad alta suggestione, tra tracce di affreschi cinquecenteschi e il grandioso essiccatoio ligneo che si innalza al centro come un altare, per le fanciulle dell’artista americana, colte con una grazia priva di malizia nell’attimo di una quiete sospesa e risultato di un lungo e complesso processo di realizzazione.
La nascita delle opere
Un primo calco in silicone sui corpi delle modelle, una seconda impronta in resina, la minuziosa applicazione di dettagli come ciglia ed eventuali occhialini, la finitura pittorica dei più minuti particolari anatomici. Le sopracciglia, le impercettibili rughe d’espressione, una lieve spolverata di lentiggini. Senza dimenticare le goccioline d’acqua rapprese sulla pelle ancora umida. Altissime abilità tecniche che non si fermano qui. E rasentano il virtuosismo nella gamma delle espressioni dei volti e nella resa tessile dei pochi indumenti. I costumi da bagno e le cuffiette da nuoto dalle irresistibili eleganze rétro.
Per le creazioni più recenti l’artista è passata dai materiali sintetici alla fusione in bronzo rifinito a foglia d’oro, con cui ha dato forma a opere-frammento che richiamano la misteriosa potenza di certi marmi della classicità greco-romana. “Attraverso le mie sculture trasmetto i miei sentimenti sulla vita e sull’arte”, ha confessato Feuerman.
I riferimenti di Carole Feuerman
In questa ossessione per i corpi appena usciti dall’acqua risuona, infatti, un’eco autobiografica. Le lunghe estati trascorse, bambina, a Long Island. Ma vi si intercetta anche l’eterna memoria del mito: la nascita di Venere, dea della bellezza e dell’amore, dalla spuma del mare secondo la narrazione di Esiodo nella Teogonia.
Filoni tematici paralleli ritraggono atleti, danzatrici e una serie di omaggi ai grandi classici dell’arte. Uno per tutti, Il pensatore di Auguste Rodin. Ma sono proprio le ondine, con la loro delicata poesia, a essere entrate nell’immaginario collettivo grazie a una lunga serie di mostre in tutto il mondo – Italia compresa (Biennale di Venezia) – e alla loro presenza nelle raccolte di prestigiosi musei. Dal Bass Museum of Art di Miami al Museum of Art di Fort Lauderdale, fino a quel tempio all’arte universale che è l’Hermitage di San Pietroburgo.
Articolo tratto dal numero estivo di Robb Report
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