Monumento all’arte della tessitura, l’Antico Setificio Fiorentino custodisce i segreti (e i macchinari) della grande tradizione rinascimentale.
Da qui sono usciti i tessuti per il restauro di dimore storiche (tende di Palazzo Madama a Roma), per arredi di regge e luoghi di potere (dal Quirinale al Cremlino), per i costumi di film cult (Il Gattopardo) e giostre equestri (il Palio di Siena). Ma anche per la realizzazione della casula di papa Francesco e la riparazione dell’abito funebre di Eleonora di Toledo, tessuto con filo d’oro.
L’Antico Setificio Fiorentino – nato nel secondo Settecento dall’idea di alcune famiglie aristocratiche di mettere in comune telai, cartoni e disegni di stoffe conservati nei rispettivi palazzi – è un monumento all’arte della tessitura. L’ultimo laboratorio al mondo in grado di perpetuare su antichi macchinari la grande tradizione rinascimentale, quando strade drappeggiate di arazzi accoglievano i Medici.
La tradizione dell’Antico Setificio Fiorentino
Rilevato negli anni Cinquanta da Emilio Pucci e acquisito nel 2010 dal brand di moda maschile Stefano Ricci, l’Antico Setificio è depositario di uno straordinario patrimonio di conoscenze tecniche e, per ogni singola fase di lavorazione, si avvale di telai manuali e semi-meccanici in gran parte ottocenteschi, oltre che di un orditoio verticale del XVIII secolo costruito su progetto di Leonardo da Vinci. Mani esperte preparano i rocchetti per l’orditura e i cannelli con filo di trama per la tessitura.
I telai adottano il sistema Jacquard (dal nome dell’inventore che lo presentò a Parigi nel 1801), meccanismo basato sull’utilizzo di schede perforate che, secondo un linguaggio di pieni e vuoti (presenza o assenza di fori), consente di azionare in automatico i singoli fili di ordito per realizzare disegni complessi in minore tempo e maggiore quantità rispetto al passato. Dalle schede perforate del sistema Jacquard deriva il codice binario 01, generatore di operazioni matematiche alla base del primo computer, nato da un’idea di Charles Babbage a metà del 1800.
Immagini courtesy Antico Setificio Fiorentino
Articolo tratto dal numero autunnale di Robb Report
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