Con un sorso di Ca’Marcanda è facile comprendere perché Angelo Gaja lo tratti come il suo figlio prediletto.
Il celebre produttore italiano Angelo Gaja ha tre figli adulti coinvolti in ogni aspetto dell’azienda familiare giunta alla quinta generazione, ma il suo figlio preferito potrebbe essere Ca’Marcanda, la tenuta di Bolgheri che acquistò nel 1996. “Ca’Marcanda è il figlio che mio padre ha avuto a 55 anni, quando si trovava nel pieno della sua crisi di mezza età, ed è stato come una rinascita per lui”, racconta la figlia Rossana, che lavora a stretto contatto con i fratelli Giovanni e Gaia per portare avanti la tradizione di famiglia. Rossana ammette apertamente che il trio è cresciuto “considerando Ca’Marcanda come un quarto fratello di cui dobbiamo prenderci cura”.
L’eredità piemontese e la scelta di Bolgheri per Ca’Marcanda

Il bisnonno di Angelo fondò la cantina piemontese nel 1859. L’ingresso di Angelo in azienda nel 1961, portò grandi cambiamenti — dalla vinificazione alla distribuzione — aumentando la notorietà di Gaja nel mondo. Seguirono decenni di successi, con un focus sul Nebbiolo nei suoi Barolo e Barbaresco, e nel 1994 l’acquisizione di Pieve Santa Restituta a Montalcino portò nel portafoglio anche un grande Sangiovese.
Angelo rivolse poi lo sguardo verso Bolgheri, che aveva appena iniziato a ottenere riconoscimento come centro del movimento dei Super Tuscan. In un’epoca in cui la zona contava circa una decina di cantine, si incuriosì all’idea di produrre bottiglie utilizzando blend di varietà internazionali. Si concentrò su un’area ben precisa, ma incontrò un ostacolo. “I proprietari erano riluttanti a vendere”, racconta Angelo. “Ho dovuto incontrarli diverse volte prima di concludere l’acquisto”.
“Diverse” è un eufemismo, poiché pare siano stati necessari ben 18 incontri per finalizzare l’accordo. Angelo battezzò ironicamente la tenuta Ca’Marcanda, che in dialetto piemontese significa “Casa delle trattative infinite”, e si mise al lavoro. Cominciò a piantare Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e altre varietà nel 1997, e successivamente avviò la costruzione di una cantina per la vinificazione a caduta gravitazionale, in gran parte sotterranea, completata nel 2002. Oggi Ca’Marcanda conta 300 acri in totale, con oltre 170 ettari nella proprietà a Bolgheri e ulteriori parcelle nella vicina Bibbona.
Un Super Tuscan dal profilo discreto
Mentre altri Super Tuscan sono praticamente nomi di riferimento per i collezionisti, l’assemblaggio di punta di Ca’Marcanda, Camarcanda (senza apostrofo), a base di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, sembra restare più defilato. “Gaja ha una grande reputazione per Barbaresco e Barolo di grande finezza, ma riscontro ancora che molti consumatori non si rendono conto che la famiglia Gaja ha altre realtà al di fuori del Piemonte”, afferma Logan Griffin, direttore food & beverage di Three Sisters presso Blackberry Mountain a Walland, Tennessee. “Sassicaia e Ornellaia hanno ottenuto un successo talmente ampio che Ca’Marcanda e altre proprietà della zona mantengono un profilo relativamente più basso”.
L’identità riservata di Ca’Marcanda e la scelta di togliere il nome Gaja
“Less is more è un concetto molto piemontese, che comprende anche l’idea di un vino dal profilo basso, con caratteristiche riservate e quasi segrete”, osserva Rossana. E non è un vino che fa leva sul celebre nome Gaja. “Alcuni anni fa la famiglia ha compiuto una mossa rischiosa: togliere il piccolo logo Gaja che prima compariva evidente nella parte bassa dell’etichetta”, racconta Gaia. “È commercialmente svantaggioso, ma è un gesto onesto e coerente con l’identità di Ca’Marcanda, che è pronta ad andare oltre Gaja”. La famiglia ha voluto che il nome Ca’Marcanda fosse riconosciuto di per sé, ma i fratelli continuano a viaggiare in tutto il mondo per presentare l’annata corrente e quelle passate, sia ai professionisti sia ai consumatori.
Andrew Fattorini e la scoperta di Ca’Marcanda
Durante una di queste trasferte, Gaia conobbe Andrew Fattorini, collezionista di vini con base a Verona, in Italia. Attualmente possiede circa 48 bottiglie di Camarcanda distribuite su cinque annate, all’interno di una cantina di 3.000 bottiglie che include anche etichette come Biondi Santi, Bertani, Ornellaia, Solaiae Zenato. “A una cena a Milano, mi fece conoscere tutti i suoi vini”, racconta. Poco dopo, visitò la tenuta di Bolgheri per una degustazione guidata dalla stessa Gaia. Ha apprezzato diverse annate passate, inclusa la sua preferita, la 2001, e ama abbinare alcune bottiglie della sua cantina al pesce, come un recente 2015 di Magari, il “fratello minore” di Camarcanda, prodotto con Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.
L’evoluzione dell’uvaggio Camarcanda
In origine, Camarcanda era basato principalmente sul Merlot, ma nel tempo è evoluto fino alla composizione attuale di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Gaia spiega che le vigne di Merlot piantate quasi trent’anni fa non offrono più la costanza necessaria per realizzare il vino di punta. “Il Merlot è una varietà molto difficile da portare a piena maturazione mantenendo grazia e bevibilità senza un contenuto alcolico eccessivo”, afferma. “Ci è voluto tempo per comprendere come creare la nostra interpretazione di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, e come farlo comprendendo e rispettando pienamente l’identità di Bolgheri”.
Il profilo sensoriale di Ca’Marcanda Camarcanda 2022
Ca’Marcanda 2022 Camarcanda Bolgheri DOP è un assemblaggio di 80% Cabernet Sauvignon e 20% Cabernet Franc, affinato in barrique per 18 mesi e successivamente assemblato e affinato per ulteriori sei mesi in cemento prima dell’imbottigliamento. Il naso presenta eleganti sentori di lampone, legno di cedro e lavanda, preparando il palato a note di ciliegia estiva matura, timo secco e un accenno di eucalipto, avvolti in tannini setosi. Di struttura impeccabile, offre una pienezza armoniosa e un’acidità rinfrescante che sfuma in un finale leggermente salmastro. Con un solo sorso, è facile comprendere perché Ca’Marcanda sia il figlio prediletto di Angelo.
Articolo di Robbreport.com
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