Incastri, distorsioni, curiose simmetrie, immagini ipnotiche e spiazzanti. Questo e tanto altro in mostra a Firenze per raccontare l’artista olandese. Amato agli esordi da avanguardie e controcultura, ispira ancora tutto ciò che fa immagine.
Una lunga, persistente febbre planetaria, da Mick Jagger ai Pink Floyd a Harry Potter, ha contagiato musica, letteratura, cinema, pubblicità, design. A scatenarla Maurits Cornelis Escher (1898- 1972), l’incisore e grafico olandese autore di quelle geometrie dell’inquietudine, riunite in una rassegna itinerante, record d’incassi, a Firenze fino al 26 marzo in una sede inedita quale il Museo degli Innocenti, nel complesso monumentale di Filippo Brunelleschi. Scrigno in permanenza di altri capolavori: Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Luca e Andrea della Robbia.
Maurits Cornelis Escher in mostra a Firenze
In mostra qualcosa come 200 lavori tra incisioni e litografie, esemplari di una ricerca al limite dell’ossessione e dell’incubo. Sono immagini ipnotiche, spiazzanti, surreali, dove si combinano le conquiste della scienza e quelle dell’arte. Escher studia la teoria della relatività di Einstein, guarda ai movimenti d’avanguardia europei e si arrende al fascino esotico dei mosaici moreschi dell’Alhambra, che nella ripetizione senza fine di motivi sempre uguali gli schiude il brivido del concetto di infinito.
Con un gioco spericolato di ambiguità metamorfiche, percezioni illusorie, distorsioni prospettiche dagli effetti paradossali, l’artista porta a limiti estremi le possibilità della visione. “Non posso esimermi dallo scherzare con le nostre inconfutabili certezze”, ha detto delle sue invenzioni, capaci di dilatarsi fino a evocare in simultanea mondi inconciliabili.
Succede in Relatività (tra i suoi capolavori), architettura impossibile tutta scale, percorse da figure su cui agiscono sorgenti gravitazionali opposte e in Sole e luna, che rappresenta insieme il giorno e la notte. Succede in Mano con sfera riflettente, in cui il soggetto si sdoppia tra la mano che regge la sfera e la scena riflessa sulla superficie, che è poi lo stesso Escher seduto nel suo studio.
Le opere dedicate all’Italia
Insospettabile – e bellissimo – il nucleo dei paesaggi italiani, autentica dichiarazione d’amore per il Belpaese, eseguiti nel corso degli anni (1923-1935) in cui il “maestro dei mondi impossibili” visse con la moglie a Roma. Ecco i tetti medievali di Siena sullo sfondo della Torre del Mangia, i borghi della Calabria e degli Abruzzi, le violente e mai dimenticate suggestioni della Costiera amalfitana. Una terra in verticale, da cui lui – assuefatto agli orizzonti lineari dei Paesi Bassi – rimase letteralmente folgorato.
Immagini courtesy Museo degli Innocenti
Articolo tratto dal numero invernale di Robb Report
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