La versione da 290 CV era una vincente sia in pista che nei concessionari, fornendo il modello di riferimento per tutte le Mustang successive.
Nel 1969, la rivista Car and Driver pubblicò una recensione della Mustang Boss 302 di quell’anno, affermando: “La risposta della Ford alla Z/28 merita una A. È facilmente la migliore Mustang di sempre, e questo include tutte le Shelby e le Mach 1”. L’auto Z a cui si faceva riferimento, naturalmente, era la Camaro Z/28 di Chevrolet, una risposta calcolata all’ingresso della Ford nella neonata Trans-Am Series nel motorsport. Oltre alla presenza della Mustang della Ford, la griglia di partenza comprendeva muscle car come la Cougar della Mercury, la Chevrolet Camaro e la Pontiac Firebird della General Motors, la Plymouth Barracuda della Chrysler e la Javelin della American Motors.
Mustang Boss 302 e Trans-Am: una vittoria leggendaria
La serie di gare prevedeva classi sotto e sopra i 2,0 litri, con tutte le vetture americane dotate di motore V8 che correvano nella seconda categoria, la quale permetteva cilindrate fino a 5,0 litri. Furono tempi entusiasmanti, sia in pista sia nei concessionari, poiché ogni marchio disponeva di un modello premium ispirato alla competizione, da cui avevano avuto origine le auto da corsa. La Mustang Boss vinse il campionato Trans-Am nel 1970 (con Parnelli Jones al volante) grazie al team corse Bud Moore, rafforzando ulteriormente l’eredità della celebre pony car della Ford, già affermatasi con il dominio di Carroll Shelby nella classe B Production della SCCA con la Shelby G.T.350 nel 1965.
L’evoluzione della Mustang Boss 302 tra il 1965 e il 1973
Quella cosiddetta Mustang di prima generazione fu prodotta dal 1965 (in realtà dalla metà del 1964) fino al 1973, una classificazione non del tutto razionale, considerando che da quel periodo uscirono quattro modelli distinti (1965-66, 1967-68, 1968-70 e 1971-73). Nel 1969, la Mustang mostrava davvero i denti, e la Boss 302 (insieme alla rarissima Boss 429, costruita per le competizioni Nascar) lo faceva al meglio. Prodotta solo per gli anni modello 1969 e 1970, nessuna delle due Boss fu comune, con appena 8.641 e 1.359 esemplari costruiti rispettivamente in quel periodo.
Il motore esclusivo
La Boss 302 doveva il suo nome al V8 da 4,9 litri derivato dal celebre V8 da 4,7 litri della Ford. Il motore montato sulla Boss 302, tuttavia, era esclusivo di quella variante e differiva sostanzialmente dal V8 da 4,9 utilizzato in altri modelli Ford. Conosciuto come “G Code”, il motore erogava circa 290 CV nella configurazione originale da concessionario.
Design aggressivo e dotazioni da pista
La Boss, che nel 1970 aveva un prezzo base di listino di 3.300 euro, era dotata di equipaggiamenti orientati alla pista, come il cambio manuale a quattro marce, spoiler anteriori e posteriori, freni a disco anteriori e barre antirollio rinforzate. Il design aggressivo dell’auto era opera del designer Larry Shinoda, recentemente reclutato dal presidente della Ford, “Bunkie” Knudsen, proveniente dalla General Motors. Il design complessivo appare ancora oggi inequivocabilmente moderno. Tra gli elementi distintivi della visione di Shinoda per un successo commerciale vi erano le alette opzionali sul lunotto posteriore, in stile Lamborghini Miura, e il cofano nero “shaker”. I modelli del 1970 aggiunsero le strisce laterali “a bastone da hockey” e prese d’aria sul bordo esterno della parte anteriore, spostando leggermente i fari verso l’interno.
Il valore collezionistico oggi
La maggior parte degli acquirenti interessati alla Boss 302 cercherà esemplari autentici, senza storie, con motore “matching numbers”, il cui valore va da 53.000 euro per un’auto in buone condizioni fino a 114.000 euro per un esemplare da concorso. Per altri collezionisti, lo spirito della Mustang Boss può essere colto con modelli meno rari, come la Sportsroof (equipaggiata con un V8 da 351 ci). Per quest’ultima, esemplari in condizioni eccellenti sono disponibili per meno di 30.000 dollari.
L’effetto finale è lo stesso: vivere l’aspetto, la sensazione, il suono e persino l’odore di un’epoca passata in cui la Mustang era l’auto da battere. Qualsiasi di queste auto del 1969 o 1970 si scelga, offrirà un collegamento con un periodo emozionante della storia dell’automobile e del motorsport, un’epoca evocata visceralmente ogni volta che ci si trova al volante di un’auto nata per creare grandi storie fin dal principio.
Articolo di Robbreport.com
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