Una terrazza con vista sui tetti della città ambrosiana, una sala arredata con materiali attenti alla sostenibilità e ingredienti provenienti dal territorio. Horto è il ristorante dove concedersi il lusso di una degustazione lenta, con i piatti di Alberto Toè e la direzione strategica di Norbert Niederkofler.
Il ritmo frenetico di una città sempre di corsa sembra fermarsi una volta varcata la soglia di Horto. Il ristorante fine dining all’ultimo piano di The Medelan, palazzo totalmente rinnovato con un prospetto su piazza Cordusio, consente agli ospiti di prendere fiato e respirare la bellezza di un tramonto sui tetti milanesi, osservando la cupola della Galleria Vittorio Emanuele e il riflesso dorato della Madonnina.
La filosofia etica di Horto
In una sala scaldata dalle venature del legno, con ambienti aperti per pasti conviviali e alcove per chi vuole concedersi un po’ di privacy, va in scena l’ora etica voluta dai co-fondatori Osvaldo Bosetti e Diego Panizza e abbracciata dallo chef tre stelle Michelin Norbert Niederkofler. La filosofia, che pervade la cucina e il servizio di sala, invita i commensali a riflettere sulla necessità di un cambiamento sostenibile, senza rinunciare al gusto e all’accoglienza tipica di un ristorante gourmet.
Nello specifico, le ricette sono realizzate con materie prime stagionali di produttori che si trovano a meno di un’ora di distanza dal centro di Milano e nel menu c’è una particolare attenzione a pesci di acqua dolce come trota e salmerino. Gli ambienti interni sono decorati con intonaci prodotti da scarti del riso, il pavimento è un recupero di antiche acetaie, mentre le divise sono realizzate con tessuti riciclati da piccole aziende artigianali lombarde.
I menu di Alberto Toè
Sulla tavola di Horto non arrivano semplici piatti, ma piccole opere d’arte scandite dal ritmo della natura. A disposizione dei commensali, la scelta tra due menu degustazione: Savoring con cinque portate e Knowing, sviluppato in sette atti. Il primo consente di assaporare l’ora etica con piatti come la cagliata con carpaccio vegetale, servita con perle di yogurt, rucola e alghe, oppure un fresco risotto con erbe spontanee, fiori di campo e kefir. Il secondo rappresenta la conoscenza più profonda dell’universo di Toè, a cominciare dall’insalata servita con kombucha home-made alla verbena e proseguendo con una magistrale anguilla accompagnata da kiwi fermentato, e il cervo con asparagi e aglio orsino.
Chi preferisce, può scegliere due, tre oppure quattro portate alla carta, abbandonandosi al gusto dei plin di strachitunt, uno stracchino bergamasco dal sentore erborinato, completato da lievito disidratato. I palati amanti del plant-based troveranno diverse proposte che esaltano la proteina vegetale come la barbabietola cotta a bassa temperatura, completata con salsa ai mirtilli fermentati e maionese al porro. Per terminare i percorsi, il finale dolce è una golosa tarte tatin con gelato alla vaniglia.
Un cocktail all’ora dell’aperitivo da Horto
Non solo fine dining. Horto ha un particolare predilezione per gli aperitivi e permette agli ospiti di scegliere se cenare con abbinamenti vino pensati dal Maître e Sommelier Ilario Perrot, oppure se scoprire il mondo della mixology con il bar manager Ivan Patruno. Anche il bar, infatti, abbraccia la filosofia dello zero waste e degli ingredienti stagionali e conta su una carta di sei signature e di cinque “forbidden cocktail” ovvero grandi classici della mixology come Bobby Burns, Sazerac e Martinez. Da provare The Dark Side of Negroni, cocktail firma di Patruno a base di vodka, rosolio di bergamotto, campari e vermouth bianco. Oppure il Martini dell’Horto con gin Monkey47, vermouth dry infuso all’alloro e olio evo al limone.
Un’esperienza completa, che parla il verbo della sostenibilità e crea un’oasi di pace dove godersi il ritmo lento di una degustazione di alta cucina e mixology all’avanguardia.
Immagini courtesy Horto
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