Gaetano Cavalieri è una figura di riferimento nel mondo della gioielleria, con decenni di esperienza nel settore e un ruolo chiave nella promozione di standard etici e sostenibili a livello internazionale.
Presidente di Cibjo, la Confederazione Mondiale della Gioielleria, ha contribuito attivamente allo sviluppo di normative sulla tracciabilità, alla difesa dei consumatori e all’innovazione tecnologica nel mercato dei preziosi. La sua visione strategica e il suo impegno per la formazione delle nuove generazioni lo rendono una delle voci più autorevoli nel panorama globale del lusso e della sostenibilità.
Dott. Gaetano Cavalieri, può raccontarci il suo percorso nell’ambito della sostenibilità nel settore della gioielleria?
Ho iniziato a occuparmi di responsabilità sociale d’impresa oltre 25 anni fa, frequentando le Nazioni Unite e, poco dopo, a collaborare con il Global Compact. Fin dai primi incontri, mi sono reso conto dell’importanza della sostenibilità, grazie al confronto con esperti del settore. Un momento fondamentale è stato il lancio, da parte dell’allora Segretario Generale Kofi Annan, del Millennium Development Goals Program (Mdgs), inizialmente noto come Agenda 2015. Questo mi ha portato ad approfondire questi principi e a valutare il contributo che Cibjo poteva dare all’interno di questo quadro.
Qual è stato il ruolo di Cibjo in questo contesto?
Cibjo ha avuto un ruolo determinante fin dall’inizio, essendo uno dei fondatori del World Diamond Council, nato per affrontare il problema dei Conflict Diamonds. Il settore ha adottato misure di autotutela e autocontrollo, coinvolgendo governi e Ong, con l’obiettivo di proteggere sia l’industria che i consumatori. In particolare, abbiamo lavorato sulla tracciabilità dei diamanti, portando alla nascita del Kimberley Process, di cui sono stato uno dei protagonisti, e successivamente del Kimberley Process Certification Scheme.
Come Presidente di Cibjo, la Confederazione Mondiale della Gioielleria, rappresento l’intera filiera del settore, sia a livello verticale che orizzontale. La nostra missione è promuovere pratiche sostenibili e responsabili, garantendo che l’industria sia sempre più attenta alla tracciabilità, all’etica e alla protezione del consumatore. Il nostro impegno in ambito internazionale ci permette di collaborare con istituzioni e stakeholder per affrontare le nuove sfide della sostenibilità nel mondo della gioielleria.
Può raccontarci, in sintesi, com’è nata la Confederazione?
La Confederazione nasce nel 1926 a Parigi, nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, in un contesto di ricostruzione e di nuovi accordi tra i Governi europei dell’epoca. L’obiettivo era quello di armonizzare le diverse legislazioni nazionali per facilitare e incentivare gli scambi internazionali nel settore della gioielleria. All’epoca, vi era la necessità di creare un linguaggio comune, una nomenclatura condivisa e regole uniformi, affinché tutti gli operatori del settore potessero collaborare su basi chiare e trasparenti.
I padri fondatori di Cibjo lavorarono quindi alla definizione di standard di riferimento accessibili a tutti, coinvolgendo esperti e professionisti a vari livelli della filiera. Questo processo ha permesso di migliorare i rapporti commerciali tra i Paesi europei, superando le difficoltà economiche e politiche lasciate dal conflitto. La Confederazione si è così affermata come un punto di riferimento per il settore, ponendo le basi per una cooperazione internazionale sempre più solida.
Oggi, la sostenibilità è un pilastro fondamentale nel mondo del lusso. Quanto è centrale questo tema per Cibjo?
La sostenibilità è ormai indispensabile nel nostro settore. Il nostro impegno è volto a garantire che l’industria della gioielleria si sviluppi in modo etico, responsabile e trasparente, rispettando sia le normative internazionali che le esigenze dei consumatori, sempre più attenti a questi valori.
Quali iniziative sta portando avanti Cibjo per garantire che la filiera della gioielleria, dell’oreficeria e delle pietre preziose sia etica e sostenibile?
Cibjo ha sempre puntato ai fatti più che alle teorie. La nostra missione è sempre stata quella di raggiungere obiettivi concreti, attraverso la realizzazione di programmi e progetti mirati, che vengono seguiti con rigore per ottenere risultati tangibili. Già negli anni ‘60, ‘70 e ‘80, quando vi erano controversie tra i prodotti preziosi e quelli concorrenti, gli standard di riferimento di Cibjo hanno avuto un ruolo centrale, tanto da essere utilizzati nei tribunali come base per risolvere le dispute del settore. Questi standard, frutto di un grande sforzo collettivo e di una profonda conoscenza professionale, si sono nel tempo evoluti, ampliati e adattati alle nuove sfide e progressi tecnologici e produttivi.
Oggi, i temi della tracciabilità, della trasparenza e della tutela del consumatore sono al centro della nostra attività. Abbiamo sviluppato sistemi di controllo e standard rigorosi, applicabili lungo l’intera filiera, dalla fase di estrazione fino alla vendita finale, garantendo un approccio responsabile e sostenibile. A partire dalla fine degli anni ‘90 e primi 2000, abbiamo avviato iniziative concrete nelle aree minerarie, in collaborazione con i nostri associati. Abbiamo promosso la costruzione di scuole, centri ospedalieri, programmi per la tutela della salute dei lavoratori e per il miglioramento delle condizioni di vita. Ci siamo impegnati nella lotta contro l’Hiv/Aids, nella protezione dei bambini e nella garanzia di condizioni di lavoro dignitose. Queste azioni sono state particolarmente significative in aree come il subcontinente indiano, il Sud America e l’Africa.
Per noi, la sostenibilità non è solo un concetto da discutere, ma un’azione concreta. Il nostro obiettivo è migliorare le condizioni di vita delle comunità coinvolte, l’ambiente di lavoro, il rispetto delle normative fiscali e la trasparenza dell’intera filiera. Questo approccio ha un impatto sociale profondo, che parte dall’estrazione mineraria e arriva fino al design e alla produzione di gioielli, assicurando che il consumatore finale sia pienamente informato e consapevole della qualità e dell’origine del prodotto che acquista. Per Cibjo, la sostenibilità non è solo un pilastro fondamentale del lusso, ma un impegno concreto verso il futuro del settore.
Lei opera su scala internazionale. Nota differenze significative nel modo in cui le diverse culture percepiscono e vivono il lusso?
La percezione del lusso varia profondamente a seconda delle culture, delle latitudini e delle aree geografiche in cui le persone nascono, crescono e prosperano. Tuttavia, ciò che accomuna tutte le società è l’esigenza di bellezza e di prestigio, elementi che si riflettono nei gioielli e negli oggetti preziosi, da sempre utilizzati per adornare il corpo umano. Se analizziamo la storia, possiamo dire che il desiderio di possedere e indossare oggetti preziosi risale alle origini dell’umanità.
Con il tempo, il concetto di lusso si è evoluto, assumendo significati diversi a seconda del contesto culturale e sociale. In ogni società, però, rimane un comune denominatore: la ricerca del miglioramento e dell’elevazione personale. Il lusso è un concetto universale, anche se la sua interpretazione varia secondo le influenze culturali, storiche ed economiche di ogni Paese. Ciò che resta immutata è la spinta innata dell’essere umano verso l’aspirazione a qualcosa di più grande, più raffinato e più esclusivo.
Il gioiello è spesso portatore di significati emotivi e personali. Qual è, secondo lei, il valore umano e culturale che i gioielli di lusso rappresentano oggi?
Il gioiello è da sempre un simbolo di emozione e memoria, scandisce i momenti più importanti della nostra vita: nascite, fidanzamenti, matrimoni, anniversari e ricorrenze speciali. Tuttavia, se da un lato il valore dei gioielli è legato a sentimenti ed esperienze personali, dall’altro dobbiamo anche considerare un aspetto più razionale e numerico. Le statistiche mostrano che la maggior parte dei gioielli acquistati sul mercato viene comprata per sé stessi, e non per dono. Si tratta di un fenomeno sempre più rilevante, con percentuali che superano il 50%. Questo evidenzia un’importante tendenza alla self-gratification, una forma di celebrazione personale che riflette i cambiamenti culturali e sociali degli ultimi decenni.
Oggi, la struttura familiare è mutata: ci sono più persone single, le abitazioni sono più compatte rispetto al passato e la società è caratterizzata da una maggiore indipendenza individuale. Anche eventi globali come la pandemia da Covid-19 hanno accelerato determinati processi di consumo e valorizzato ancora di più il bisogno di autogratificazione attraverso l’acquisto di oggetti preziosi. Il settore della gioielleria ha colto questa evoluzione, tanto che molti brand hanno investito fortemente nel comparto bridal, dedicando linee specifiche ad anelli di fidanzamento e gioielli che accompagnano la vita di coppia prima, durante e dopo il matrimonio.
Il gioiello nasce da un’emozione e continua a generare emozione. È un simbolo di identità, un legame con la nostra storia e con il nostro futuro.
La tecnologia sta rivoluzionando anche il mondo dei gioielli, soprattutto in termini di tracciabilità. In che modo l’innovazione sta cambiando il settore?
Le tecnologie hanno già trasformato il mondo della gioielleria e continueranno a farlo in modo sempre più incisivo. Solo pochi anni fa si è cominciato a parlare di blockchain e oggi questa tecnologia è diventata uno strumento essenziale per la tracciabilità di gemme e metalli preziosi, garantendo trasparenza e sicurezza lungo tutta la filiera.
Oltre alla blockchain, vediamo anche l’impatto crescente dell’intelligenza artificiale (IA), che sta rivoluzionando vari aspetti del settore, dalla produzione alla certificazione dei materiali. L’obiettivo di queste tecnologie non è solo garantire la protezione del consumatore, ma anche rafforzare la fiducia nel mercato del lusso, assicurando una tracciabilità completa dal momento dell’estrazione fino all’acquisto finale.
Come immagina il settore della gioielleria tra dieci anni e cosa spera che rappresenti per le nuove generazioni?
Il settore della gioielleria, come tutti gli altri settori, è in costante evoluzione. Negli ultimi anni ho avuto modo di osservare da vicino le più recenti innovazioni tecnologiche, in particolare quelle legate all’intelligenza artificiale.
Tuttavia, per quanto l’IA possa diventare uno strumento potente e sofisticato, non potrà mai sostituire l’intelligenza naturale dell’uomo. È stato proprio l’ingegno umano a creare l’IA, e non il contrario. Per questo motivo, per quanto la tecnologia possa supportare la produzione, la tracciabilità e il design, l’elemento emozionale e creativo resterà sempre un valore insostituibile.
Non so cosa accadrà esattamente tra dieci anni, ma sono certo che il nostro settore continuerà a essere profondamente radicato nell’emozione e nell’identità personale. Il gioiello non è un semplice oggetto: è un simbolo, una storia, un legame con le nostre esperienze. Per questo motivo, anche in futuro, il settore sarà altamente emozionale, sia dal punto di vista della qualità che del design.
Un consiglio per i giovani che vogliano intraprendere una carriera nel mondo della gioielleria, dell’oreficeria o dell’artigianato orafo?
I giovani sono il futuro e attualmente il settore della gioielleria e dei preziosi offre loro grandi opportunità, soprattutto a chi è disposto a innovare e a mettersi in gioco. La passione, la dedizione e la formazione continua sono elementi essenziali per chi vuole costruire una carriera solida.
Cibjo presta molta attenzione all’educazione e alla formazione. Stiamo lavorando per offrire nuove piattaforme e opportunità che possano supportare i giovani talenti. Credo che il 2025 sarà un anno cruciale per lo sviluppo di queste iniziative, e siamo già impegnati concretamente nella creazione di strumenti che possano garantire una crescita professionale solida e duratura.
Il mio consiglio? Studiate, formatevi e siate curiosi. L’innovazione e la tradizione devono andare di pari passo e chi saprà armonizzare queste due forze avrà un grande futuro nel mondo della gioielleria.
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