L’isola di Tiberio conserva un fascino sofisticato e glamorous anche fuori stagione. Amata da scrittori e intellettuali, dive splendide e milionari annoiati, Capri offre il suo lato migliore quando la Piazzetta inizia a svuotarsi dalle folle estive. Un consiglio: va riscoperta soprattutto a piedi.
Isola glamour, simbolo planetario di mondanità in infradito dai tempi in cui Jackie Kennedy lanciò nuovi codici di eleganza minimal, tuttora intramontati. Ma anche isola “di deliziosa quiete”, diceva Charles Dickens, con angoli di solitaria poesia da conquistare in sneakers lungo percorsi fuori rotta. Ancora più suggestivi nei mesi tranquilli di un autunno che qui invita ancora a bagni e gite in barca.
Alain Elkann – che a Capri ha avuto casa, ambientato un giallo con delitto e cominciato quella biografia in forma di intervista che è Vita di Moravia – indica come irrinunciabile la passeggiata del Pizzolungo per la spettacolare sequenza di affacci sui Faraglioni. Pablo Neruda e Matilde Urrutia (la cantante cilena che fu sua terza moglie), ospiti del naturalista Edwin Cerio, preferivano invece il Passetiello, ripida mulattiera che si arrampica sul Monte Solaro. L’“Acchiappanuvole”, dove arrivare più comodamente con la vecchia, romantica seggiovia monoposto, per un indimenticabile aperitivo al tramonto.
I percorsi di Capri, isola glamour
L’isola azzurra ha il cuore verde. Il percorso della Migliera arriva al Belvedere del Tuono a strapiombo su Punta Carena dopo avere solcato un bucolico mosaico di orti, vigneti, agrumeti e il Parco filosofico voluto dall’economista svedese Gunnar Adler-Karlsson, dove mattonelle in ceramica riportano pensieri dei saggi d’Occidente, mentre il sentiero dei Fortini serpeggia per più di cinque chilometri tra pinete, fiordi, cornici di roccia, scalinate in pietra viva.
Capri è isola verticale, si scende e si sale tra continui cambi di prospettiva. L’imperatore Tiberio, che da qui governò l’Impero per oltre 11 anni, non volle mancarne nessuna e si fece costruire ben 12 ville in altrettante posizioni panoramiche. La preferita? Villa Jovis sul monte Tiberio (settemila metri quadri a 334 metri sul livello del mare), di cui restano suggestive rovine spalancate sul golfo di Napoli.
Un sentierino alberato le collega a un luogo carico di mistero e magia, Villa Lysis. Dimora di piacere e di peccato del conte poeta Jacques d’Adelswärd-Fersen, personaggio tra i più chiacchierati della Belle Époque parigina per le scandalose relazioni con efebi adolescenti, i festini orgiastici, le messe nere. Nella residenza caprese volle altari, una fumeria d’oppio e, in giardino, un tempietto circolare, a suggello di uno degli affacci più sublimi dell’isola.
Buen retiro a Villa San Michele
Nel luogo di uno dei palazzi di Tiberio un altro scrittore, lo svedese Axel Munthe, scelse di avere una casa “aperta al sole e al vento e alle voci del mare, come un tempio greco”: Villa San Michele.
Buen retiro con poche stanze, ma un’infinità di logge, pergole, terrazze perché “lo spirito ha bisogno di più spazio del corpo”. Acquistò l’intera montagna per realizzare il giardino terrazzato, ricco di citazioni pittoriche e reperti archeologici: “Farciscono le mura come nocciole nella gianduia”, disse Bruce Chatwin. Al Belvedere, una sfinge egizia guarda il mare, mentre il famoso pergolato ombreggiato da glicini segue la curva dello strapiombo e sembra sfumare nell’infinito.
Oltre il cancello ha inizio la Scala Fenicia: 921 gradini che sbucano nei pressi di Villa Marina, dimora fin de siècle in un giardino mediterraneo tutto agapanti e bougainvillea, trasformata in boutique hotel dall’accattivante equilibrio tra design e atmosfere domestiche. Solo 22 stanze intitolate ai personaggi che hanno costruito il mito di Capri e una cucina fatta in casa, come una volta.
Lo chef Manuele Cattaruzza trova negli orti le materie prime per quelle delizie che gli innamorati possono assaporare al chiaro di luna, in un romantico tavolo per due nel roseto.
Articolo tratto dal numero autunnale di Robb Report
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