La 3500 GT Spyder sarà battuta al martelletto da RM Sotheby’s. Si tratta di uno dei soli 204 esemplari mai costruiti.
Di classe, chic e disinvolta sono le espressioni perfette per descrivere le Maserati GT degli anni ’60. Auto sportive che trovavano competizione solamente nelle Aston Martin e nelle Ferrari dell’epoca. Conosciuto come il marchio dei gentlemen e delle donne cortesi, lo stile sobrio del tridente era considerato un segno di buon gusto.
Maserati decappottabile, l’eredità degli anni d’oro del tridente
D’altronde, gli anni Sessanta sono stati un periodo d’oro per la casa automobilistica. La vittoria del Campionato del Mondo di Formula 1 nel 1957, con Juan Manuel Fangio al volante della 250F, ha spinto a montare i motori V-8 anche sulle auto da strada Maserati e, ben presto, sulle Quattroporte. Ma è solamente la 3500 GT, lanciata nel 1957 e costruita fino al 1964, la prima vera Maserati prodotta in serie.
La 3500 GT è una bella coupé, dal design sobrio, per niente sfarzoso, disegnata e costruita dalla Carrozzeria Touring di Milano. Il successo ha fatto sì che i clienti ne richiedessero nuovi modelli e così, dopo aver esplorato il concetto di cabriolet con i carrozzieri Touring e Frua, Maserati ha assegnato il progetto per la 3500 GT Spyder a Vignale, con Giovanni Michelotti.
La prima Maserati decappottabile 3500 GT
La 3500 GT Spyder debutta nel 1959 con una carrozzeria in acciaio, cofano in alluminio e tettuccio rigido opzionale. Circa quattro pollici più corta della sua sorella coupé, la Maserati decappottabile pesa poco più di 3.000 libbre. Entrambe le 3500 GT utilizzano il motore a sei cilindri in linea da 3,5 litri del famoso pilota Maserati 350S, depotenziato per l’uso su strada e in grado di produrre circa 220 CV quando equipaggiato con tre carburatori Weber.
L’auto si comporta molto bene come le Jaguar a sei cilindri e le Aston Martin dell’epoca e, poiché il comfort era una priorità, viene pensata con un cambio automatico a tre velocità oltre al manuale ZF a quattro velocità standard.
La sospensione anteriore utilizza doppi bracci trasversali con molle elicoidali, mentre la parte posteriore presenta un solido assale con molle a balestra. A quel tempo, non era raro che i produttori di auto italiane di basso volume utilizzassero vari componenti britannici presenti su Jags e Astons, comprese le parti delle sospensioni Alford & Adler, i freni a tamburo Girling da 12 pollici con alettatura e un carro posteriore Salisbury. Quest’ultimo è stato persino utilizzato dalla Lamborghini per la 350 GT fino a quando Ferruccio non ha sviluppato la sua.
L’evoluzione della 3500 GT
Durante tutta la vita di produzione della 3500 GT (fino al 1963 per la Maserati decappottabile e al 1964 per la coupé) furono apportati continui miglioramenti. Tra i più significativi quello del 1961, quando la 3500 GTI divenne la prima vettura di produzione italiana dotata di iniezione diretta di carburante. Il sistema meccanico Lucas ha aumentato la potenza a 235 CV. Inoltre, un cambio manuale a cinque marce ZF ha sostituito la versione a quattro marce, con i freni a disco che sono diventati standard nel 1962.
La Maserati decappottabile all’asta con RM Sotheby’s
La particolare 3500 GT Spyder all’asta con RM Sotheby’s, è stata completata il 13 agosto 1960 e consegnata nuova a Roma con carrozzeria Grigio Florida e interni in pelle rossa. Recentemente restaurata, ha oggi esterni rossi e rivestimenti in pelle nera, oltre alla dotazione di ruote a raggi Borrani al posto dei cerchi e dei coprimozzi in acciaio piuttosto modesti montati in precedenza.
La linea di modelli 3500 GT comprendeva 2.226 unità in totale. Di questi, solo 204 erano GT Spyder mentre la variante GTI contava solo 56 esemplari. Il veicolo presentato è una delle oltre 120 affascinanti auto, moto e barche della colossale collezione Gene Ponder in vendita con RM Sotheby’s. L’asta si terrà a Marshall, in Texas, dal 22 al 24 settembre. La Maserati decappottabile è offerta senza riserve e potrebbe raggiungere 1 milione di dollari.
Articolo di robbreport.com
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