Poliedrico, trasgressivo, provocatorio, ironico. Per gli estimatori è il vero “erede” di Marcel Duchamp, per il grande pubblico è quello del dito medio di fronte alla Borsa di Milano. Di certo è uno degli artisti viventi più pagati.
Maurizio Cattelan, classe 1960, padovano di nascita, oggi vive tra Milano e New York. Il suo esordio come artista risale al 1991 a Bologna, con l’opera Stadium, una riflessione sui temi dell’immigrazione e del razzismo. Da allora il successo è stato inarrestabile. La sua produzione comprende sculture e performance, ma anche la pubblicazione di riviste e l’apertura di spazi espositivi, come la Wrong Gallery, la più piccola di New York.
Botta e risposta con Maurizio Cattelan
Quale consiglio vorrebbe avere seguito? Cambiare lo scarico del bagno prima che esplodesse.
Fa ancora qualcosa che non sia digitale? Cucinare.
Quali app usa più spesso? Fake-an-exscuse.
Il capo del suo guardaroba che indossa più volentieri? Il collo di volpe.
Dove acquista i suoi abiti? eBay.
Come descriverebbe il suo look? Rétro minimal chic.
Chi è il suo guru? Marie Kondo.
Dove e come si rilassa? Nella vasca da bagno, leggendo le dichiarazioni dei redditi…
Quale motivo ha in testa in questo periodo? Ob-la-di, ob-la-da.
Un’esperienza recente mai fatta prima? Induced rebirthing (tecnica per esplorare vite precedenti attraverso una forma guidata di respirazione, ndr).
Qualcosa che si pente di non avere acquistato? Twitter.
L’ultima aggiunta alla sua collezione di…? Il gessetto usato da Robert Oppenheimer
Chi è il suo rivenditore preferito e cosa acquista? Notarnicola, la sua mozzarella.
Il piatto migliore che sa cucinare? La lasagna sette veli.
Che routine segue per tenersi in forma? E quanto spesso? Antipasto, mezzo primo, secondo, caffè e frutta due volte al giorno.
La prima cosa che fa appena sveglio? Mi fiondo in bagno.
Che cosa desidera di più a fine giornata? Birra birra birra.
Se potesse imparare un nuovo talento… La chiromanzia.
Quanto si fida del suo istinto? 101%.
Che cosa farebbe la differenza nella sua vita? Viaggiare senza bagagli.
Il suo cocktail preferito e il bar dove lo fanno meglio? Sberla con ghiaccio al Lacerba di Milano.
Che cosa non può mancare nel suo bagaglio a mano? Le cuffie noise cancelling.
Il mezzo a cui è più affezionato? La mia Bianchi a scatto fisso.
Il posto che sceglie sempre in aereo? Lontano dai bagni.
Ultimo libro letto e il disco preferito? Song of solomon (Cantico dei Cantici, ndr), il Requiem di Mozart.
Per cosa vale davvero la pena pagare? La libertà.
Se potesse essere in qualsiasi parte del mondo in questo momento, dove vorrebbe essere? Dentro a un buco nero.
Il quartiere preferito della sua città preferita? Sanità a Napoli.
L’ultimo spettacolo dal vivo al quale ha assistito? Winterreise di Kornél Mundruczó e Proton Theatre.
Dylan o Bowie? Billie Holiday.
Articolo tratto dal numero primaverile di Robb Report
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