Nello studio parigino, il progettista architettonico francese Maxime D’Angeac ricrea l’atmosfera del leggendario train de luxe.
L’Orient-Express è forse l’unico mezzo di trasporto il cui nome evoca sogni e desideri. Per Maxime D’Angeac, progettista architettonico non si è trattato di fare un copia e incolla dell’Orient-Express degli anni ’20, ma piuttosto di ricreare l’atmosfera di un treno eccezionale che trasmettesse lo stesso spirito, in una versione tipica del 21° secolo. Tutto ciò cercando di non sentire la pressione di un progetto dalle aspettative altissime e sotto gli occhi del mondo intero.
D’altra parte come Rolls-Royce o Perrier-Jouët, il nome stesso del marchio Orient Express si identifica immediatamente con il prestigio e l’equilibrio perfetto tra lusso e bellezza. Due parole, impersonali quando non sono accostate, assumono nella loro associazione il meraviglioso potere di rivelare alla memoria, pellicole cinematografiche, inchiostro di scrittori, illustratori e il legame tra Oriente e Occidente.
Direttore artistico dell’Orient Express da gennaio 2024 e architetto laureato all’Ecole des Beaux-Arts, dal 2021 Maxime D’Angeac progetta il nuovo treno e l’imbarcazione Orient Express SilenSeas. Il suo approccio consiste in un perfetto progetto disegnato a mano, con dettagli precisi che perfeziona attraverso un processo di pensiero estremamente accurato sulla luce. Nelle sue opere porta deliberatamente tutto il peso della creazione, dai primi schizzi fino all’ornamentazione dell’opera ultimata.
Maxime D’Angeac, il progetto dell’Orient Express
Per l’Orient Express, l’intento di Maxime D’Angeac è stato conservare quello standard che fosse allo stesso tempo lussuoso, armonico e funzionale, attraverso l’esperienza intima ed esclusiva di un placido viaggio su rotaie. Il tutto tra esigenze del vivere quotidiano, opulenza e spirito avventuriero di un treno divenuto leggenda, capace di ospitare i suoi viaggiatori in un tempo sospeso tra ieri e oggi, tra sogno e realtà.
Il primo Orient Express fu progettato da Georges Nagelmackers – ingegnere civile belga – 140 anni fa. Da allora, il treno ha ricevuto la sua prima e unica riprogettazione nel 1924, rendendo la reinterpretazione di D’Angeac la prima in quasi 100 anni. “Ho avuto una grande opportunità, una sorta di fortunato allineamento delle stelle, dell’Oriente chiaramente”, racconta il progettista a proposito del treno che tra 24 mesi sarà di nuovo in viaggio. “Ho avuto la possibilità di rispondere alla richiesta del presidente di Accor Sébastien Bazin di reinventare l’Orient Express”.
Per questo progetto si è lasciato ispirare in parte dal Modulor di Le Corbusier, in parte dall’ottimizzare gli spazi, ridotti in una struttura come quella su rotaie. “Tutto mi ispira. Le proporzioni divine, i classici vitruviani, i revival moderni di Le Corbusier e le armonie tradizionali sono certamente fonte di ispirazione, ma una pratica essenziale nello sviluppo di tutti i miei progetti nasconde sempre il vantaggio di essere essenziali, belli ma anche e soprattutto efficaci”.
Le ispirazioni di Maxime D’Angeac
Il fascino delle sue creazioni precedenti è innegabile: l’Orient-Express SilensSeas, l’Haras de la Gesse, la boutique Guelain sugli Champs Elysées, progetti audaci e molto diversi tra loro. “Nella ricchezza della vita, dei miei viaggi, dei miei convegni, dei miei amori, delle mie ambizioni e delle mie visioni nascono le ispirazioni, ma anche la responsabilità di fornire le migliori risposte a chi si rivolge a me con fiducia”, conferma il progettista.
“Tutto inizia con una pagina bianca. Quella di un terreno, di una casa, di una sala operatoria, di una piattaforma di 150 mq, di un ex laboratorio, di una futura boutique di lusso… Da lì in poi, le storie da inventare sono molteplici e infinite. Chi varcherà le porte di questo luogo mai nato? Chi vivrà lì? Un uomo o una donna? Da solo o accompagnato? O forse sarà un artista, che non dorme mai la notte! Amo mettermi al servizio di clienti che cercano un interno che abbia senso sia con chi sono che con il loro modo di vivere”.
I dettagli del progetto
Nella configurazione giorno, divani e poltrone invitano a rilassarsi e leggere, mentre i bagni en suite sono accessibili da porte scorrevoli e rivelano preziosi giochi di legno e marmi. “Per quanto possibile, abbiamo puntato sul know-how francese e sulla capacità di raggiungere standard di eccellenza nella ricerca adeguata del comfort, della tecnica e dell’estetica. I colori sono fondamentali per mettere in risalto un processo progettuale in cui la tonalità stessa risponde al valore dei materiali e viceversa, come lo sviluppo della carrozza bar dove il verde è un tributo alla Francia di fine ‘800 e al lavoro di René Jules Lalique – disegnatore, vetraio e orafo francese”.
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