Il progetto espositivo ideato dallo studio di architettura fondato da Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, raccoglie negli spazi della Fondazione Prada 70 preziosi paraventi dal XVII al XXI secolo. Opere provenienti da musei internazionali e collezioni private, oltre a nuove creazioni commissionate a più di 15 artisti internazionali.
“I paraventi sono stati la prima cosa che ho comperato”. A dirlo è Coco Chanel, che ne possedeva una trentina e ne tappezzò – letteralmente – l’appartamento parigino di rue Cambon. Nati nell’antica Cina, diffusi in tutto l’Estremo Oriente, esportati in Europa dal tardo Medioevo, sono fino al 22 febbraio l’oggetto di una magica mostra alla Fondazione Prada a Milano: “Paraventi: folding screens from the 17th to 21st centuries”.
Paraventi, la mostra in Fondazione Prada
Oltre 70 esemplari, tra storia e metafora. “Pittura o scultura? Arte o complemento d’arredo? Elemento utilitaristico oppure ornamentale? Decorativo, funzionale, architettonico o teatrale?”, si chiede Nicholas Cullinan, curatore del progetto, nonché direttore della National Portrait Gallery di Londra.
Inventati – come dice il nome – per parare gli spifferi e diventati presto intriganti custodi di privacy, offrono con la loro ampia superficie un supporto irresistibile alla fantasia di pittori e calligrafi. Che trasformano, così, i paraventi in raffinati oggetti d’arte.
Le opere in mostra
Su piedistalli sagomati, la rassegna schiera antichi capolavori cinesi e giapponesi impreziositi da battaglie navali, vedute a volo d’uccello, scene di natura nello scorrere delle stagioni. Ma anche opere di artisti insospettabili.
I titani delle avanguardie (da Balla a Picasso). I protagonisti del contemporaneo (Francis Bacon, Yves Klein, Sol LeWitt). I maestri del design e dell’architettura (Alvar Aalto e Le Corbusier). Oltre a creazioni sperimentali – alcune commissionate per l’occasione – in cui il paravento diventa schermo per immagini digitali.
Sorprendente, per dimensioni, il pezzo di Pedro de Villegas (1718), costituito da dieci elementi dove scorre il racconto della conquista del Messico da parte di Hernán Cortés, prestito d’eccezione del castello di Miramare a Trieste.
Articolo tratto da numero invernale di Robb Report
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