Fondata nel 2013, i membri raccolgono le opere di alcune ‘stelle’, cui affiancano i lavori di artisti esordienti promettenti
Fra collezionismo e mecenatismo si colloca la Seven Gravity Collection, raccolta di un gruppo di collezionisti dedicata alla video art, un ambizioso progetto culturale che, nato nel 2013, è un work-in- progress, dalle caratteristiche uniche non solo per le opere collezionate ma per la modalità di scelta, condotta secondo criteri collegiali. Segnalati da Artribune come i migliori collezionisti del 2020, hanno fondato il progetto Seven Gravity Collection restano rigorosamente anonimi, lasciando solo a tre delle identità che ne fanno parte il ruolo di testimonial del progetto. Li abbiamo intervistati in esclusiva per i lettori di Robb Report Italia.
Vediamo chi sono i fondatori di questa collezione. Fra di loro Diego Bergamaschi, operatore del mondo bancario e collezionista di arte contemporanea da oltre quindici anni. Come membro del Comitato Promotore del Forum Italiano dell’Arte Contemporanea, e del Comitato Indirizzo ArtVerona, Diego ricopre alcuni incarichi istituzionali nell’arte contemporanea. Accanto a lui Giuseppe Casarotto, ingegnere dirigente d’azienda, presidente di Club GAMeC, associazione culturale a sostegno GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, e ideatore del premio annuale Club GAMeC Prize. Il terzo è Cristian Berselli, operatore del mondo bancario e finanziario, che si dichiara collezionista di arte contemporanea dal 1999. Con loro abbiamo chiacchierato delle caratteristiche della video arte che, nell’ambito dell’arte contemporanea è oggetto di desiderio per tanti, ma a conti fatti è collezionata da pochi: le opere, spesso di respiro museale, implicano modalità di installazione nello spazio molto complesse se dai musei entrano nelle abitazioni private; inoltre, alcune video produzioni che rivaleggiano con i kolossal del cinema, come le opere di Doug Aitken, comportano costi di produzione elevatissimi.
Ma il panorama degli artisti e delle opere è molto vasto e abbiamo discusso con i collezionisti della Seven Gravity che le casistiche sono diverse e la cultura sul medium aiuta molto. I sette membri del gruppo, infatti, non si sono lasciati intimidire dalla complessità del mezzo. Fondano la collezione nel 2013, raccogliendo le opere di alcune “stelle” della video arte internazionale come Ali Kazma, Keren Cytter, Cally Spooner, Trisha Braga, cui affiancano i lavori di artisti esordienti promettenti come Alice dos Reis , Basir Mahmood e Helen Anna Flanagan. Caso fortunato è l’incontro con Leonardo Bigazzi, curatore del festival fiorentino
dedicato alla video arte, “Lo schermo dell’arte” e curatore nella Fondazione In Between Art Films di Beatrice Bulgari. Leonardo intuisce al volo la potenzialità del collettivo di collezionisti e costruisce una collaborazione di lungo respiro con il festival.
La collezione Seven Gravity è chiamata ogni anno ad acquisire l’opera di un artista under 35 che partecipa alla sezione di workshop VISIO: questo implica che, all’interno di una selezione di dodici artisti meritevoli, è chiamata a scegliere un’opera che entra a far parte della collezione. La partnership permette ai membri del gruppo di osservare il panorama della video arte europea da un punto di vista privilegiato: in sei anni di attività, i collezionisti della Seven Gravity possono visionare le opere di oltre settanta artisti provenienti dalle migliori scuole d’arte di tutto il mondo, e anticipare, come nel caso del video di Basir Mahmood poi preso da un museo olandese, gli acquisti delle maggiori istituzioni museali europee. Dal 2019 in poi, il fiuto dei suoi membri comporta il naturale spostamento dall’acquisto di video-opere già pronte, alla produzione in essere di opere.
Come nasce il gruppo Seven Gravity? Quale è stato il primo acquisto che avete effettuato?
Diego Bergamaschi: “Alla base del gruppo c’è, oltre alla passione per l’arte, l’amicizia fra i membri che lo costituiscono. La prima opera acquisita è nel 2013 un’opera video in 3D di Trisha Braga, esposta nella prima personale dell’artista in Italia. Il titolo del lavoro conteneva il termine “gravity”, che, inteso come gravitas latina, ci ha suggerito principio ispiratore della collezione, che vuole confrontarsi con un medium come quella video arte, ritenuto complesso“.
Come si è evoluta la progettualità della Seven Gravity nel tempo?
D.G.: “Da quella che era una semplice passione comune, la Seven Gravity Collection si è proposta di diventare un’entità a sostegno della video arte: l’acquisto di opere già produrre si affianca all’intervento a monte delle produzioni, a supporto di artisti che riteniamo essere meritevoli”.
Quali sono i benefici maggiori del collezionismo praticato come attività “di gruppo”?
Cristian Berselli: “Essere parte di un ‘collettivo’ di collezionisti è un punto di vantaggio per approfondire lo studio e la conoscenza della video arte. Anche se abbiamo sensibilità diverse che convergono nelle scelte di acquisto comuni, condividiamo soprattutto la cultura e la ricerca sul mezzo. La partnership con ‘Lo schermo dell’arte’ è stata un’occasione di grande crescita personale“.
Essere parte di un gruppo comporta il superamento del desiderio di possesso un’opera a titolo meramente personale. Come siete riusciti a farlo?
Giuseppe Casarotto: “È la natura del mezzo tecnologico immateriale del video che consente a ciascuno di noi di godere delle opere a livello di ‘consumo’ individuale. Se pure condividiamo le spese di acquisto o di produzione di un’opera, il possesso a titolo personale è garantito da un file, che restando custodito in una chiavetta USB, può essere visionato su supporti diversi e che si presta perfettamente al consumo individuale. L’acquisizione di un’opera video in termini pratici implica il possesso dei diritti di esposizione della stessa. Vista in questi termini, si capisce come non esistano fra di noi gelosie e rivalità“.
D.G.: “Qualche volta qualcuno di noi ha acquistato accanto al video altri lavori dell’artista a completamento dell’opera di video arte per la comprensione di una ricerca, dove al possesso condiviso del video si affianca quello individuale della scultura, del disegno, dell’oggetto fisico“.
Nonostante i vostri risultati, quale è il progetto che vorreste realizzare in futuro?
G.C.: “Aprire uno spazio espositivo istituzionale dove condividere la nostra collezione con il pubblico ed altri collezionisti”.
Qui la gallery completa:
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