Un’aquila nell’insegna, il meglio dell’artigianato danubiano in vetrina. E un acronimo che definisce i fornitori regio-imperiali. Sono le botteghe che ancora oggi fanno grande e ricercato lo shopping in città. Sartorie, pasticcerie, gioiellerie… Per regali all’altezza, ma anche per ammirare fascinose sedi storiche.
Si fregiano ancora con orgoglio del titolo di k.u.k., kaiserlich und königlich Hoflieferant: fornitori regio-imperiali. Una categoria di botteghe tutta asburgica, che nel cuore di Vienna riunisce i migliori artigiani della gloriosa monarchia danubiana, tuttora riconoscibili dall’aquila bicipite nell’insegna.
Vere e proprie schegge di storia, depositari di un’arte del fare che, nelle loro fascinose sedi storiche, si tramanda indifferente al tempo e alle mode. E ieri come oggi, li consacra quali intramontabili punti di riferimento per la cosmopolita aristocrazia dello stile. In ogni settore, palato compreso.
La Sacher di Vienna
A cominciare da Sacher, che nei suoi laboratori di alta pasticceria continua a sfornare quella leggendaria “Sachertorte” protetta da marchio di fabbrica, creata nel 1832 per il principe di Metternich e servita all’hotel Sacher ai tavoli del caffè o del Blaue Bar, sontuoso, avvolgente, tuffato nel profondo blu dei tappeti, delle poltrone in velluto, delle pareti in broccato.
Nei saloni rococò di Demel trionfano, invece, le famose lingue di gatto – biscottini da tè in più di sessanta variazioni di gusto – e quelle violette candite, tanto amate, a dispetto della dieta, dall’imperatrice Sissi. Parata di squisitezze da primato anche da Gerstner, antesignano del catering di lusso (curò nel 1911 il banchetto nuziale dell’arciduca Carlo e Zita di Borbone-Parma), che con confetteria, caffè e ristorante occupa tre piani dello sfarzoso palazzo Todesco di fronte all’Opera.
Come i gioielli di Sissi
Poco lontano, la gioielleria Köchert non ha mai smesso di realizzare quelle stelle di diamanti, che Sissi utilizzava a guisa di collier, diademi, spille, ciondoli e ornamenti per capelli. Come nel famoso ritratto di Franz Xaver Winterhalter, custodito nella residenza della Hofburg, che fu illuminata con il primo lampadario elettrico al mondo (1883).
Era un Lobmeyr, dinastia di maghi del cristallo oggi alla settima generazione, il cui negozio si apre a breve distanza da Berndorf, maestri di cultura della tavola, che fornirono i servizi di pentole e posate per lo yacht imperiale Miramar e per l’Achilleion, la villa di Sissi a Corfù.
Taglio sartoriale
Per confezioni impeccabili si va alla sartoria Kniže, negli spazi progettati dal padre del razionalismo Adolf Loos, e per i migliori tessuti del mondo da Wilhelm Jungmann & Neffe, nello stesso edificio dell’hotel Sacher. Se fino al 1920 trattava esclusivamente tagli da donna, da più di un secolo serve i gentiluomini più eleganti del pianeta, tra cui Diego Della Valle e Luca di Montezemolo.
E per le scarpe? Solo su misura da Scheer, dove un paio di calzature – “a metà strada tra un pezzo di design e una benedizione ortopedica” – costa quanto un gioiello e in austere vetrine incastonate in boiserie Art déco allinea le forme in legno di quercia dei piedi dei clienti più illustri, dal Kaiser Guglielmo II a re Giorgio di Serbia.
L’interior design di Vienna e le pause di Beethoven
Per vestire la casa c’è invece Backhausen, manifattura di tessuti d’arredamento, che ha legato il proprio nome alla Wiener Werkstätte: l’archivio storico conta più di 3500 studi originali e la collezione di tessili, la più ricca esistente, è esposta in un vero e proprio museo.
E dopo questo lungo giro di shopping d’autore, ci sta una sosta al Cammello Nero, Zum Schwarzen Kameel, per gustare nelle elegantissime sale Jugendstil i piatti feticcio della grande cucina viennese o quei piccoli, deliziosi sandwich farciti, di cui era ghiotto anche Beethoven.
L’avventura continua…
Nel mese di dicembre, insieme a Parigi, Venezia e Firenze, Vienna è stata tra le città d’arte meta del leggendario Venice Simplon-Orient-Express, A Belmond Train. Un viaggio nel viaggio l’esperienza a bordo degli storici vagoni blu notte (gli originali degli anni Venti e Trenta), carichi di glamour e atmosfera.
Un microcosmo di eleganza su rotaia, tutto ottoni, specchi, velluti e servizio d’altri tempi, da cui contemplare il paesaggio sorseggiando champagne tra la propria cabina (o una delle sei Grand Suite dai nomi delle città che ne hanno ispirato il décor), i tavoli dello sfarzoso ristorante guidato dallo chef Jean Imbert e la carrozza bar 3674, avvolta da note di piano fino al ritirarsi dell’ultimo ospite. Per saperne di più: belmond.com.
Articolo tratto dal numero invernale di Robb Report
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