Dopo 40 anni dall’ultima retrospettiva, Palazzo Reale riporta il pittore Edvard Munch a Milano con 100 dei suoi capolavori più famosi. La mostra, “Il grido interiore”, sarà visitabile fino a gennaio.
A circa quarant’anni dall’ultima mostra in Italia, l’artista norvegese Edvard Munch torna protagonista in una retrospettiva al Palazzo Reale di Milano.
Il grido interiore di Edvard Munch
La mostra “Il grido interiore”, curata da Patricia G. Berman, una delle più rilevanti studiose dell’opera dell’artista, si compone, grazie alla collaborazione con il Museo Munch di Oslo, di un prestito cospicuo rappresentato da cento opere.
Fra queste, alcuni pezzi particolarmente significativi come una delle versioni litografiche de “L’urlo” (1895), “La morte di Marat” (1907), “Notte stellata” (1922–19249), “Le ragazze sul ponte” (1927), “Malinconia” (1900–1901) e “Danza sulla spiaggia” (1904). L’esposizione, prodotta da Palazzo Reale, Arthemisia e promossa da Comune di Milano – Cultura e con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, è in corso fino a gennaio a Milano mentre da febbraio 2025 ci sarà una seconda tappa a Palazzo Bonaparte, a Roma.
L’autore de “L’urlo”
L’opera di Munch, cui la critica riconosce un ruolo importante all’interno del simbolismo ma anche nel nascente espressionismo di matrice tedesca, è molto popolare grazie a “L’urlo”.
A causa di alcuni fatti biografici significativi, come la perdita prematura della madre e della sorella per tubercolosi, in quel movimento si presenta come uno degli artisti più efficaci per la capacità di esprimere i più profondi turbamenti dell’animo umano. Se “L’urlo” è una rappresentazione visiva di quell’angoscia già teorizzata da Schopenhauer, grazie al quadro la sua immagine è divenuta emblema di un dramma universale.
Articolo tratto dal numero autunnale di Robb Report Italia
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