Dalla Tenuta di Guado al Tasso di cui ha curato la ristrutturazione della cantina Albiera Antinori, presidente di Marchesi Antinori, racconta del suo luogo del cuore e del progetto che lo ha portato a un nuovo splendore.
Sguardo fiero, occhi gentili e una cortesia innata sono le caratteristiche di Albiera Antinori che mettono a proprio agio chiunque la incontri per la prima volta. Seduta al grande tavolo rotondo nella sala da pranzo della tenuta di Guado al Tasso – nel bolgherese – le cui porte si aprono solo per gli amici della cantina, la Presidente di Marchesi Antinori fa gli onori di quella casa che, per anni, è stata uno dei suoi rifugi di famiglia prediletti.
Estesa nella zona dell’anfiteatro bolgherese, è la culla di vini come Matarocchio e Guado al Tasso, prodotti nella rinnovata cantina di cui Albiera ha seguito personalmente il progetto. Curato dall’officina di architettura ASV3, è partito dalla barricaia preesistente, sviluppando le due nuove aree di vinificazione per la produzione delle celebri etichette all’interno di una struttura ipogea.
Albiera Antinori e il progetto della nuova cantina di Guado al Tasso
Come ha immaginato la nuova cantina? Con l’architetto abbiamo fatto qualcosa che a noi piace molto, ovvero nascondere la struttura sotto terra, per scorgerne solo qualche accenno quando ci si trova sopra o intorno. I progettisti hanno portato l’idea delle dune, di qualcosa di morbido e mosso, utilizzando un cemento con colori tipici della zona, dai marroni terrosi alla sabbia. Le forme seguono la morfologia del luogo e quindi non si vede mai un muro dritto. L’area che mi affascina di più è la sala degustazione, che si affaccia sia sulla barricaia sia sulle due cantine di Guado al Tasso e Matarocchio. Da quel punto centrale si ha la visione di tutto.
Che cosa c’è di lei e delle sue sorelle in questa cantina? La semplicità delle linee guida il progetto, insieme alla ricerca del dettaglio e la propensione verso l’essenzialità, che è un po’ quello che ci caratterizza.
Che cosa ricorda con più piacere della fase di progetto? Abbiamo fatto un grande lavoro sul trattamento del cemento. Durante il Covid ho passato diverse giornate a discutere con l’architetto e lo strutturista in merito alla finitura, se fosse più bella lavata, lavatissima, lavata un po’ meno… C’erano campionature dappertutto, delle sorte di monoliti molto realistici. È stato divertente prendere parte a questa fase creativa.
Qual è il suo ricordo più bello della Tenuta di Guado al Tasso? Questa fattoria è il punto di ritrovo della mia famiglia da sempre, forse per la vicinanza al mare. Arrivare qui è sempre stata una gioia, con i nostri cani che ci facevano le feste dopo averci aspettato per tutta la settimana e i giri a cavallo. Ho tanti ricordi di infanzia che si sono ripetuti anche in età adulta.
The Answer con Albiera Antinori
La prima cosa che fa appena si sveglia? Prendo un caffè, poi leggo il giornale.
Che cosa desidera di più alla fine della giornata? Un buon bicchiere di vino bianco fresco e un po’ di silenzio.
Il consiglio che vorrebbe aver seguito? Fare l’università fuori dalla mia città, quando ho finito di studiare ho cominciato a lavorare subito, anche perché mio padre mi sembrava molto poco entusiasta del fatto che andassi a studiare con le idee confuse.
Che cosa ha fatto di recente per la prima volta? Sono andata a vedere il museo della ceramica dell’Archivio Bitossi di Montelupo, non c’ero mai stata. Un intero paese fa ceramica dal 1200 e c’è anche una storia legata alla famiglia Antinori che nel 1400 ordinò alcuni manufatti per trasportare del vino.
Qual è il suo rapporto con il mondo digitale? Ottimo, nel senso che per quello che lo utilizzo io ne sono abbastanza affascinata. Non ho un account personale Instagram o Facebook però guardo quello che fanno gli altri e oggi fa parte del fare impresa. Ci devo convivere insomma, in qualche modo.
Come trova la calma? La mattina prima di andare in ufficio – cioè in cantina – vado a montare a cavallo.
Come si chiama il suo cavallo? Harley.
Il suo vino preferito? Guado al Tasso e Tignanello. Difficile scegliere però.
Se potesse imparare una nuova abilità quale sarebbe? Dipingere.
L’hotel dove le piace tornare? The Upper House a Hong Kong, molto riposante in quel caos ben organizzato della Cina.
Il luogo che sente più casa? Qui, a Guado al Tasso.
Ha una cantina a cui è più legata e se sì perché? Forse quella del Bargino perché me ne sono occupata direttamente. È stato un cantiere molto lungo, durato circa sette anni.
La frase che ripete più spesso i suoi collaboratori? Cercate qualcosa di nuovo e guardate sempre quello che fanno gli altri.
Ristorante stellato o trattoria? Trattoria.
La sua trattoria preferita? Cammillo a Firenze che fa proprio casuccia. Oppure Buca Lapi.
Il suo piatto preferito di Osteria del Tasso? Il carpaccio di Daino
C’è qualcosa che si pente di non aver acquistato? Un quadro di Oscar Ghiglia a un’asta. Non ho insistito perché alla fine nelle aste bisogna riuscire a trattenersi. Mi è dispiaciuto dopo. Però ho fatto bene perché costava un po’ troppo, era andato ben oltre quando mi sono fermata.
Immagini courtesy Marchesi Antinori
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