Enigmatico, audace, sensuale. Una retrospettiva celebra il talento iperrealista di uno dei più grandi fotografi fashion. Con continue incursioni nel “mistero”.
Stranianti, misteriosi e inquietanti. Sono gli scatti dell’universo visionario di uno dei più influenti fotografi di moda del XX secolo, Guy Bourdin. A lui è dedicata “Storyteller”, la rassegna fotografica in mostra a Milano negli spazi di Armani/Silos (fino al 31 agosto), dove il talento anticonformista dell’artista francese, noto per le sue immagini provocatorie e dissacranti, viene presentato in tutta la sua complessità.
Lo stile di Guy Bourdin
La “poetica” di Bourdin, allusiva, simbolica e influenzata dalle atmosfere oniriche del Surrealismo, sfugge da qualsiasi definizione, una radicale rottura dei dettami convenzionali della fotografia e una sfida alle convenzioni sociali. Le sue ermetiche visioni vanno decifrate: realtà e apparenza si confondono, un alone di mistero pervade l’insanabile conflitto tra innocenza e peccato, normalità e follia. Uno stile unico e inconfondibile, in cui ogni scatto si apre a una pluralità di interpretazioni.
È la capacità narrativa di Bourdin: ogni immagine racchiude un romanzo giallo, noir o thriller. Nato a Parigi nel 1928 e scomparso nel 1991, dopo gli inizi da pittore passa alla fotografia autodidatta, diventando famoso per lo stile audace e conturbante e per l’estrema libertà artistica delle campagne pubblicitarie realizzate per Vogue Paris. Il successo cela un vissuto personale traumatico e intriso di tragedie, come l’abbandono della madre, che spiegherebbe il rapporto problematico con le donne e la sua attrazione fatale per le scene del crimine.
Storyteller, la mostra di Armani/Silos
L’esposizione unisce scatti iconici e immagini meno note: un centinaio di fotografie, selezionate da Giorgio Armani in collaborazione con The Guy Bourdin Estate, per sintetizzare l’universo creativo dell’artista. Dai contrasti black & white alle ardite composizioni cromatiche, agli intensi colori brillanti, tratto distintivo del suo iperrealismo. Anche quando si tratta di immagini glamour di moda, l’artista mette in primo piano l’immagine elevandola al di sopra del messaggio commerciale. Il cinema, immenso repertorio di ossessioni, è una delle sue maggiori fonti di ispirazione, con riferimenti ai gialli di Alfred Hitchcock e all’arte onirica di Edward Hopper.
Le modelle, elementi ricorrenti, vengono spesso mostrate “a pezzi”: gambe senza corpo, unghie laccate e labbra glossy rosso fuoco. Il decostruttivismo di Bourdin è ancora più evidente nei manichini, simboli della moda e inquietanti metafore surrealiste di una fisicità spezzata.
Ancora oggi, a 30 anni dalla morte del maestro, le sue ammalianti ossessioni visive decostruite fanno riflettere, suscitando stupore e stimolando il subconscio dello spettatore. Guy Bourdin non seguiva la corrente e non scendeva a compromessi. Aveva il coraggio di osare, per questo è riuscito a lasciare un segno indelebile nell’immaginario collettivo.
Immagini courtesy Armani/Silos
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