La Fondation Cartier e la partnership architettonica con Jean Nouvel lunga 40 anni danno vita a uno spazio all’avanguardia quanto le opere che contiene.
Quando la Fondation Cartier pour l’art contemporain ha deciso di aver superato la capienza della struttura di vetro progettata da Jean Nouvel sulla Rive Gauche parigina, la ricerca di una nuova sede ha portato a un luogo perfettamente adatto per un museo nato da un impero del lusso: un ex centro commerciale.
La trasformazione di un edificio in stile Haussmann

“Centro commerciale”, tuttavia, non rende pienamente giustizia al grandioso edificio in stile Haussmann – con facciata in pietra calcarea color giallo pallido, eleganti portici ad arco, ampio ferro battuto e il classico tetto in zinco -situato sulla Rive Droite in Place du Palais-Royal, dove l’istituzione ha inaugurato il 25 ottobre.
Si rinnova la collaborazione tra la fondazione e Jean Nouvel
Per trasformarlo in un tempio del XXI secolo dedicato all’arte e al design, la fondazione si è nuovamente rivolta a Nouvel, l’architetto francese vincitore del Pritzker Prize, le cui recenti opere immaginifiche includono il Louvre Abu Dhabi e il National Museum of Qatar. “Jean Nouvel è il nostro architetto da 40 anni”, afferma Chris Dercon, direttore generale della fondazione. “Fa parte della famiglia della Fondation Cartier. È ideale continuare a lavorare con un architetto e seguire il suo sviluppo”.
Jean Nouvel e il concetto di trasparenza architettonica

Dal punto di vista di Nouvel, “Questa fiducia mi permette di proporre idee audaci e non convenzionali”. Per l’edificio precedente del museo, di aspetto quasi etereo e completato nel 1994, racconta a Robb Report: “Scelsi una trasparenza radicale. A Place du Palais-Royal, quello stesso approccio non poteva essere replicato poiché il valore storico del sito richiedeva un linguaggio architettonico differente. L’idea di trasparenza resta essenziale, ma la sua manifestazione si sposta verso l’interno, assumendo la forma di un’architettura flessibile, aperta all’imprevisto. Non volevo progettare un modello fisso, ma creare uno strumento vivo, capace di adattarsi a progetti in continua evoluzione”.
La sua soluzione: una vasta sala svuotata al suo interno, con quasi 70.000 piedi quadrati di spazio espositivo, oltre cinque volte quello della precedente sede, dotata di un sistema di cinque piattaforme simili ad ascensori che consentono un numero apparentemente illimitato di configurazioni, sia verticali che orizzontali. Il concetto di mobilità permette “di offrire agli artisti e ai curatori la possibilità di creare il proprio edificio di Jean Nouvel ogni sei mesi”, afferma Dercon. “Si può pensare a qualcosa come il Lego”.
L’inaugurazione con Exposition Générale

Il titolo della mostra inaugurale, Exposition Générale, allude alle esposizioni che un tempo riempivano centri commerciali francesi come questo con un assortimento eterogeneo di moda, tessuti, articoli per la cucina e arte. Con 500 opere di 100 artistiti, mette in scena emi legati al design, alla natura, all’artigianato e agli scambi artistici. Tra i punti salienti: le fotografie postcoloniali del Mali di Malick Sidibé, una installazione densamente composta di Sarah Sze, un paesaggio sonoro naturale di Bernie Krause, e un salone de eventos, o sala per ricevimenti, creato in situ da Freddy Mamani, figura di spicco dell’architettura neo-andina. “È molto colorato e molto barocco”, dice Dercon riguardo a quest’ultimo. “Si pensi a una versione del XXI secolo di una chiesa barocca meticcia delle Ande”.
Jean Nouvel e la collezione della Fondation Cartier
La fondazione possiede circa 4.500 opere nella sua collezione, accumulate nei 41 anni dalla sua fondazione. La maggior parte, afferma, proviene da artisti che “lavorano ai margini” e non compaiono regolarmente nelle aste o nelle mega-gallerie. “I nostri interessi sono molto diversi dalla missione enciclopedica del Louvre e dal Musée des Arts décoratifs”, osserva. “Dico sempre che siamo interessati all’interstiziale e allo spazio tra le discipline. Abbiamo sempre invitato artisti, curatori e teorici a pensare tra i generi e anche a lavorare gli uni con gli altri”.
La Fondation Cartier ha un ruolo anche in questo senso, poiché si inserisce in un quartiere già densamente costellato di musei e altri punti di riferimento. “Si creerà un dialogo interessante con il Louvre, che è proprio di fronte, oltre un dialogo molto interessante con altri edifici, come la Bourse de Commerce di Tadao Ando”, sede della Collezione Pinault, “che dista solo quattro minuti, e più avanti con le Tuileries, l’Hôtel de la Marine, il Jeu de Paume”, afferma Dercon. “Ciò che vogliamo davvero evitare è che questo diventi una ‘museum mile’. Il nostro edificio è parte di un complesso a uso misto perché sopra di noi ci sono ancora uffici. È bene evitare di creare un corridoio museale, qualcosa che di notte potrebbe sembrare un mausoleo”.
Articolo di Robbreport.com
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